Come le stragi che si consumano in famiglia -matricidi, parricidi, uxoricidi- anche questa di Lecco farà parte dell’archivio stragista. A nessuno verrà in mente d’entrare scientemente nel merito dell’animale femmina che sopprime i suoi cuccioli. Eppure è monito forte. Quella femmina umana ha ammazzato i suoi tre cuccioli femmine. Com’è stato possibile, ma soprattutto cosa/chi è stato a far sì che in quella madre s’annientasse il primordiale istinto di sopravvivenza comune a tutte le specie viventi, particolarmente insito nelle femmine in quanto “mezzi” principali per la prosecuzione?
Il primo maschio che ha veemente risposto all’orrore è stato Alfano: “inseguiremo chi ha commesso il gesto efferato fino a che non l’avremo preso e poi lo faremo stare in carcere a vita”. Ha manco aspettato che lo informassero sui fatti, è andato subito alla ricerca più facile della “soluzione”. L’esame di queste mostruosità -cioè contro natura- pretende invece, a monte, percorsi particolarmente gravosi per responsabilità da assumersi in proprio e in comune con tutti gli apparati istituzionali. Con gli incapaci “d’intendere e volere” abbiamo per secoli sempre solo saputo riempire manicomi, ma poi è giunto Franco Basaglia. Dunque?