BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Legge elettorale e quote rosa, una sconfitta per tutti

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Ci sono giorni in cui mi accade di vergognarmi di essere italiano. L’ultimo è stato ieri quando ho seguito le votazioni sulla nuova legge elettorale. Due vergogne consecutive: la prima per il ragionamento capzioso che ha seguito il partito dell’uomo di Arcore che si è opposto fino alla conclusione del voto a dare il proprio sì agli emendamenti intesi a fissare un’effettiva parità di genere nelle liste elettorali. Gli esponenti di Forza Italia hanno detto che la parità esiste in quanto nelle liste ci sono donne e uomini e – teoricamente – le donne quanto gli uomini secondo il dettato costituzionale possono essere scelti dagli elettori e ancora che sarebbe stato incostituzionale costringere elettrici ed elettori a votare tante donne quanto uomini.

Eppure non c’è saggio di scienziati politici dai Greci antichi -passando per Machiavelli – a noi che non ricorda che la scelta politica è fatta di aspetti tecnici e di volontà umana. Ora non esistono scelte che si compiono in astratto ma solo scelte che tengono conto della situazione reale e, rispetto ad essa,  indicano ad attrici e attori come agire concretamente. Ebbene la situazione storica italiana ricorda alcune cose che tutti sanno, o dovrebbero sapere, e che influenzano a fondo le nostre scelte. Le ricordo in maniera sintetica: l’Italia è al settantunesimo posto(cifra registrata nel 2013)  tra i paesi dell’Ocse nella classifica sulla parità di genere tra uomo e donna.

“La quota di donne nel mondo del lavoro e mediamente nelle posizioni di vertice aziendale – ha ricordato la presidente attuale della Rai Anna Maria Tarantola nel suo intervento del 5 marzo scorso a un convegno intitolato Donna è  su questi problemi – è ancora molto bassa rispetto a quella degli uomini, così come nella politica, nel mondo della scienza e della tecnologia; le donne sono sotto-remunerate; questa sottorappresentazione, specie ai vertici aziendali e /o in posizioni decisionali, comporta un costo per la società; si tratta per la perdita del valore aggiunto che le donne sono in grado di portare quale contributo personale e differenziato rispetto agli uomini.” Questa situazione – ha aggiunto la Tarantola-contrasta con il fatto che “la percentuale di ragazze che si impegnano negli studi e nella formazione è in crescita e in molti campi e in molti paesi ha già superato quella maschile; le ragazze si laureano meglio e prima dovunque, tuttavia persistono gli stereotipi legati al fatto che certe materie, certi compiti, certi campi sono ritenuti idonei soltanto al mondo maschile. Per questo è scarsa la presenza femminile nelle facoltà universitarie scientifiche e tecnologiche.”

A queste considerazioni del tutto condivisibili, la presidente ha aggiunto due elementi che anche a chi scrive è accaduto di verificare praticamente:1)la conoscenza economico-finanziaria è molto bassa in genere nella società italiana, specialmente da parte delle donne e il tempo dedicato dalle donne al lavoro domestico è ancora troppo elevato per un fatto culturale, cioè perchè gli uomini considerano i lavori di cura un implicito dovere delle donne piuttosto che anche loro.

Se a questi dati citati nel convegno si aggiunge che il partito democratico guidato da Matteo Renzi ha lasciato completa libertà di scelta ai suoi parlamentari con il risultato che più di un terzo di loro ha detto no agli emendamenti, schierandosi di fatto  con il partito di Berlusconi (lo stesso numero o quasi di quelli che alcuni mesi fa non avevano votato per Prodi ai tempi del rinnovo della carica di Napolitano) e che le spese per l’istruzione in Italia sono a un livello tale (il 5 per cento sul PIL secondo i dati dell’OCSE) da non incoraggiare proprio quelli che ne avrebbero maggior bisogno e dunque i più deboli, tra i quali le donne sono tante, il quadro diventa più completo.
E, come dicevo,all’inizio, la giornata è stata tale da vergognarmi ancora una volta di essere italiano.


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