“Cambiare verso” era lo slogan di Matteo Renzi per le primarie del Partito Democratico. Sì, ma quale verso? Perché il neo premier più che un senso rischia di trovarsi a percorrere un doppio senso. Da una parte il giovane brillante, ambizioso, “nuovo” protagonista della politica italiana, colui che parla a braccio nelle austere aule del Parlamento, in pose scanzonate (quella delle mani in tasca per esempio), che vuole rottamare la vecchia politica, con i suoi cerimoniali e principali attori, che fa il verso ad Obama andando nelle scuole a parlare con gli alunni o postare su twitter una foto dell’alba nel cortile di palazzo Chigi, in attesa di approfondire delicati dossier; e dall’altra il continuatore di quella linea da gattopardo ben radicata nel Dna della politica italiana. Il caso del senatore Antonio Gentile nominato sottosegretario è oramai una vicenda nazionale, spinta oltre i confini della Calabria dove il clan politico-familiare è ben radicato. E sono evidenti le pressioni fatte sull’editore del quotidiano “L’Ora di Calabria” , Alfredo Citrigno e sul direttore Luciano Regolo, a non pubblicare la notizia dell’indagine in corso sul figlio del senatore, per truffa ed associazione a delinquere, nell’ambito dell’inchiesta sull’azienda sanitaria di Cosenza. A testimoniarlo la registrazione della telefonata tra lo stampatore del giornale Umberto De Rose, già presidente della Confindustria regionale ed attualmente presidente della finanziaria della Regione Calabria (Regione nella cui giunta siede quale assessore ai lavori pubblici il fratello del Senatore, Pino Gentile) , e lo stesso editore Citrigno,( “chiama il direttore e digli: caccia ‘sta caz…. di notizia sui Gentile”).
Questa telefonata ascoltata integralmente, in un meraviglioso “slang” calabrese, fa capire due cose: le minacce, non tanto velate, cui è stato sottoposto Citrigno (“Alfrè, nella situazione in cui siete, ma chi tu fa fa…” oppure “Il cinghiale quando è ferito poi ammazza a tutti”), e i ricatti che spesso la politica mette in atto (ricordiamo che si era in fase di trattativa per le nomine nel sotto governo) nei confronti di una certa editoria, non pura, che risponde ad altre logiche o altri interessi. Ci si chiede, infatti, come mai lo stampatore De Rose fosse così sicuro, “al cento per cento”, che tale notizia non sarebbe apparsa sugli altri quotidiani regionali. Dopodichè la rotativa stranamente s’inceppa e per la prima volta, dopo il periodo fascista, un quotidiano portatore di una notizia scomoda per la politica non va in edicola. Fin qui il caso di cronaca. Ma c’è anche un caso politico. Innanzitutto cosa ha spinto Renzi a nominare sottosegretario Gentile? Il fatto che Alfano e Schifani si siano impuntati sul suo nome? Se così fosse è il primo segno di debolezza di una leadership che vuole portare una ventata nuova nella politica italiana, perché le pratiche “gentiliane” appartengono alla prima repubblica ed a quella successiva del “berlusconismo”, fatte di clientele e lobby familiari, in voga particolarmente nelle regioni del sud. Renzi non ha ricevuto dettagliate informazioni dai suoi compagni di partito calabresi? E qui si apre un capitolo diverso . Perché alla guida del PD calabrese da circa quindici giorni c’è un renziano della prima ora. Si tratta del deputato Ernesto Magorno, componente della commissione antimafia, che secondo quanto riportato dal quotidiano L’Ora di Calabria, avrebbe dato ordine ai suoi di non fare alcun commento sul caso Gentile. Quindi il Presidente del Consiglio non ha ricevuto le dovute informazioni? A dire il vero un po’ tutta la politica calabrese è stata tiepida sul “caso Gentile” , ad eccezione dell’ex parlamentare del PD Franco Laratta, che ha stigmatizzato la linea del suo partito; del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto che guida una maggioranza di centrodestra e dell’ex parlamentare Angela Napoli che si è chiesta perché il ministro Alfano non abbia commissariato l’azienda sanitaria di Cosenza. Dal segretario regionale del PD solo una tardiva nota inviata l’altro ieri in cui esprime solidarietà al direttore ed alla redazione dell’”Ora”, ma dove non cita mai il Senatore, “con l’auspicio che vengano chiariti gli aspetti più controversi di questa pagina”. Già, perché anche Magorno ha avuto i suoi problemi di censura. Durante la scorsa estate, quando era sindaco del comune di Diamante, in provincia di Cosenza, la sua giunta approvò una delibera dal titolo “Dichiarazioni su social network pregiudizievoli e lesive dell’Ente e dell’Amministrazione Comunale. Azioni a tutela”. In molti videro in tale atto una specie di “minaccia preventiva” nei confronti di chi sui social avesse espresso critiche nei confronti dell’operato della maggioranza, accuse respinte dall’Amministrazione Comunale che sottolineò come la delibera facesse riferimento a casi specifici, riguardanti espressioni offensive apparse su facebook. Il caso sollevò un tale putiferio che l’amministrazione fu costretta a ritirare il provvedimento. C’è anche chi, sottolineando la scarsa azione del PD calabrese sul caso, che è all’opposizione in consiglio regionale, parla di “Sistema Calabria” che vede una certa intercambiabilità negli schieramenti politici locali, volgarmente detti “inciuci”. E forse per evitare ulteriori polemiche che Magorno ha rilasciato nella serata di ieri una dichiarazione in cui giudica un “grave errore da parte del Nuovo Centro Destra dare l’indicazione del nome del Senatore Gentile come sottosegretario alle infrastrutture. Una scelta che il PD calabrese – ha dichiarato – unitariamente non condivide e chiede che sia rivista. E’ una indicazione che va nella direzione della conservazione, opposta alla nostra che invece è quella del cambiamento”. Intanto il partito si prepara ad una grande manifestazione contro la ndrangheta nel mese di marzo a Scalea, il comune, sempre della provincia di Cosenza, sciolto per infiltrazioni mafiose durante il primo consiglio dei ministri presieduto da Renzi. Hanno dato l’adesione Rosy Bindi presidente della commissione antimafia e Pina Picerno, componente della segreteria del Partito Democratico. Si dice che forse sarà presente lo stesso Renzi, in tal caso sarà la volta buona per presentarsi ai cittadini calabresi con il provvedimento di revoca della nomina a sottosegretario di Gentile e per dire ai suoi che certe pratiche devono cambiare. Perché il verso cambia sul serio.