Il 2013 è stato l’anno più violento dalla seconda guerra mondiale, lo rivela il Barometro dei Conflitti redatto, come ogni anno, dall’Heidelberger Institut für Internationale Konfliktforschung e diffuso martedì 25 febbraio. L’Istituto ha calcolato 414 conflitti, 9 in più rispetto all’anno precedente, la nazione che ha riportato il maggior numero di vittime è stata la Siria.
Il 10 Dicembre 2013 il Graduate Institute di Ginevra nel suo War Report (relativo all’anno 2012) ha stimato che ogni anno 95.000 persone perdono la vita a causa di questi conflitti, il numero maggiore delle vittime è da registrare fra la popolazione civile. Queste stime sono difficili da calcolare, sia per l’impossibilità reperire dati dai vari governi, che per la difficoltà di poter avere un confronto reale fra le varie fonti, ma è certo che queste cifre, riguardo al 2013 siano destinate a salire, visto l’aumento del numero dei conflitti sul pianeta e il numero crescente delle vittime in Siria che, secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, è di oltre 140.000 dall’inizio della guerra.
Louise Arbour, Presidente dell’Internationa Crisis Group, ha elencato le zone maggiormente interessate dai vari conflitti, le cause e le eventuali conseguenze di queste crisi. Le cause sono spesso comuni: povertà, abissali disparità di disponibilità di materie, dittature, concentrazione dei poteri riservata ad un élite militare, mancanza di libertà e di tutela diritti umani. In questa epoca non è difficile poter conoscere quali siano le condizioni di vita di molte nazioni del pianeta, buona parte della popolazione mondiale ha accesso alle informazioni e allo scambio di queste grazie alle varie piattaforme che la rete offre, eppure la distanza fra le persone è spesso abissale. Si parla raramente di guerre, delle cause che portano le persone a fuggire dalle loro terre martoriate dai conflitti e si parla ancora meno di prevenzione di conflitti e di quali potrebbero essere le soluzioni a questi. Riguardo al mondo dell’informazione, come ha osservato Amedeo Ricucci nel suo post Chiacchiere & Notizie, sembra che ci sia una perversione tutta giornalistica nel creare la gerarchia delle notizie da pubblicare. Sui social network ogni tanto qualche immagine delle vittime di guerra, specie le foto che riguardano i bambini, riesce a suscitare una qualche emozione, ma solo per un brevissimo lasso di tempo. C’indigniamo per pochi secondi, riteniamo assurdo l’acquisto di F35, ma cosa pensiamo dell’utilizzo di mezzi sempre più all’avanguardia studiati per uccidere le persone? Conosciamo tutti la menzogna degli effetti collaterali, è dal secondo conflitto mondiale che le guerre hanno avuto conseguenze disastrose soprattutto per la popolazione civile.
L’umanità ha fatto passi da gigante riguardo alla scienza, la tecnologia, la medicina, materie che riguardano il benessere umano, ma quanto è stato investito riguardo alla pace? Riporto spesso gli studi del SIPRI ( Istituto per le Ricerche sulla Pace di Stoccolma), le loro ricerche evidenziano quanto siano cresciute le spese militari negli ultimi anni e quanto una piccola parte di queste risorse potrebbe risolvere realmente problemi di povertà, malattia, istruzione e favorire la cooperazioni fra i popoli. Le guerre si possono prevenire, le guerre si devono rifiutare, la gran parte dell’umanità respinge la violenza come risoluzione dei conflitti, ma le voci dei tanti che non desiderano le guerre non si fanno sentire, mentre pochi, nel silenzio, continuano a fare affari d’oro sul sangue delle vittime. Sempre secondo uno studio del SIPRI, riguardo al mercato delle armi, l’Italia ha piazzato ben otto produttori fra i primi cento. L’Italia, come racconta Claudio Bezzi, ha venduto armi a chiunque con il forte sostegno degli Istituti Bancari.