I giornali oggi parlano solo di Matteo Renzi, di renziani di complemento (il governatore Visco), renziani insinceri (dalle parti del Pd) e renziani già delusi (dalle parti di Forza Italia). “Accelera tra le polemiche, già lunedì la riforma del Senato”, Corriere della Sera. “Il grande spreco della SPA di stato ci costa 13 miliardi”, Repubblica. “Scontro tra Visco e sindacati”, la Stampa. “A rischio gli 80 euro”. Non mi pare che sia vero, ma per un titolo del Giornale va bene lo stesso. ”Il pifferaio magico”, Antonio Padellaro direttore del Fatto Quotidiano, indovinate su chi?
Prima di dedicare qualche breve nota a tanta abbondanza, lasciatemi dire che Barack Obama, dopo la sintonia con Papa Francesco, è andato invece a prendersi i rimbrotti dall’anziano sovrano saudita, il quale non gradisce affatto l’apertura di credito all’Iran e spera di convincere l’America che di Teheran, come di Mosca, non ci si può fidare. Molto meglio confermare l’alleanza con le monarchie (fondamentaliste) del Golfo e con Israele. Il terrorismo di Al Qaeda (che di quel fondamentalismo, come della cecità israeliana, si nutre) è solo un danno collaterale, se visto con gli occhi foderati di petro dollari.
Il sovrano ha persino sussurrato all’orecchio di Obama che Riad potrebbe persino costruirsi l’atomica, come Israele e prima dell’Iran. Torna l’equilibrio del terrore e scaccia l’orrore per la soluzione finale, che sembrava un punto di non ritorno del mondo post guerra fredda. Intanto in Turchia il regime “islamico moderato” di Erdogan, colonna della Nato, annaspa come annaspano tutti i regimi, cancellando la notizia (via twitter) della crisi anziché fare i conti con le ragioni della crisi. Se il partito di Erdogan vincerà, comunque, le prossime amministrative, un po’ di censura ai media e un po’ di religione in più: che sarà mai! Se dovesse perderle, le elezioni, allora diventerà cattivo, militari turchi permettendo.
Infine Putin ha chiamato al telefono Obama. Deve aver notato qualche resipiscenza nelle ultime affermazioni del presidente americano e ha voluto spiegargli di persona come la Russia non vorrebbe vedersi costretta a invadere l’Ucraina. Ma che si terrà la Crimea, e chiederà a Kiev garanzie per i Russi ucraini. A condizione che la Nato non si infili in quel paese troppo vicino alla Santa terra di Russia.
Veniamo a Renzi. Il voto “bulgaro” in Direzione (93 voti a favore, 12 contrari, 8 astenuti) serve al Segretario per mostrare di non avere alternative. Per il resto vedrà, Renzi, il da farsi. Comprese eventuali modifiche al decreto sul lavoro e al progetto (Boschi) per la trasformazione del Senato in un’assemblea di sindaci e consiglieri. Intanto si è capito che il secondo voto, in Senato, sulla legge elettorale arriverà dopo le elezioni europee. Se Forza Italia dovesse perderle, quelle elezioni, e farsi superare da Beppe Grillo, il patto concluso con Verdini non varrebbe più un fico secco. Matteo Renzi ha fretta ma è realista, sa trattare, ma non si impicca agli accordi momentaneamente conclusi. In altre parole, fa politica! Sempre.
Così, con Berlusconi ai domiciliari, Forza Italia lotterà alle Europee per la proprio sopravvivenza. Con dall’altra parte un Pd che si lamenta ma non non ha alternative, Renzi crede di poter contare al 40 per cento dell’elettorato quando finalmente si voterà per le politiche. Lo ha detto a Enrico Mentana. Intanto Repubblica si fa piacere le prossime privatizzazioni di partecipate pubbliche. Il Governatore della Banca d’Italia getta tutto il prestigio nel piatto della polemica genziana con Cgil, Cisl, Uil, ma soprattutto contro Confindustria. Che dovranno farsene una ragione! Se proverete a leggere i fatti di casa con le notizie dal mondo, anche voi forse capirete che un nesso c’è.