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“Fondazione Teatro Valle bene comunque!” Strategie, riflessioni, prospettive, venerdì 14 marzo, ore 16

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Partecipano con il loro contributo alla discussione comune gli esperti in questioni di diritto:
Stefano Rodotà [giurista]
Pietro Rescigno [giurista]
Ugo Mattei [giurista]
Tomaso Montanari [storico dell’arte]
Gennaro Mariconda [notaio]
e altri in via di definizione

La Fondazione Teatro Valle Bene Comune, con il suo Statuto, vive ed è stata immaginata collettivamente da un’ampia comunità di cittadini, lavoratori, artisti e accademici come strumento giuridico per introdurre in Italia una possibile forma di governo dei beni comuni. È anche una richiesta alle istituzioni di impegnarsi in un percorso di innovazione nella gestione  di un particolare bene pubblico, il Teatro Valle di Roma, riconoscendolo come un bene
comune.
Può questa nuova istituzione diventare strumento condiviso per sperimentare, in un percorso aperto e pubblico, i beni comuni come modello di partecipazione e inclusione reale, come forma organizzativa, come idea di cittadinanza sostanziale e di solidarietà sociale? Qual è il punto di vista delle istituzioni e delle amministrazioni? Come potenziare la legittimità delle politiche dei beni comuni fondate su decisionalità diffusa, cooperazione, sostenibilità economica? Come la Fondazione può contribuire a immaginare nuovi modelli per un sistema culturale più vicino ai desideri e ai bisogni di cittadini, artisti e operatori?

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I principi contenuti nello Statuto della Fondazione garantiscono una piena accessibilità in  termini sociali ed economici, affinché sia veramente possibile «rimuovere quegli ostacoli che limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini» (art.3 Cost.). Il Teatro Valle come spazio vissuto in modo aperto e soprattutto diretto, dove esercitare e reimmaginare nuovi  diritti di cittadinanza.

Lo Statuto della Fondazione propone il Teatro Valle come un luogo in cui sperimentare una forma di autogoverno: un luogo dove promuovere quell’«autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati» e di «comunità di lavoratori o utenti» per perseguire l’interesse generale (artt. 118 e 43 Cost).
L’idea di scrivere uno Statuto e costituire una Fondazione è nata poiché a nostro avviso non è sufficiente affermare che il Teatro Valle è un bene pubblico per poterlo definire bene comune. Serve che la fruizione di questo luogo non sia solo passiva, ma attiva, che esso continui ad essere il centro di un percorso di cooperazione, collaborazione, partecipazione alla cura, al lavoro e alla produzione di socialità, relazioni, economie alternative. È per questa ragione che nello Statuto della Fondazione vi sono principi che parlano di equità nella distribuzione dei redditi, di orizzontalità nell’organizzazione, di flessibilità dei ruoli, di forte uguaglianza nelle
condizioni di lavoro, di condivisione di responsabilità, di turnazione, di economie virtuose.
Prendersi cura del Teatro Valle non significa limitarsi a preservarlo.
Significa attivarsi per renderlo agorà, spazio di democrazia intesa non come delega, ma come pratica quotidiana di cittadinanza.


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