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Ferri, Costa, Gentile… buoni propositi e buone biografie non sempre coincidono

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Le dichiarazioni del presidente Renzi sull’impegno a tutela dei giornalisti minacciati dalle mafie, autentici eroi civili, hanno una grande rilevanza ed è un segnale importante. La composizione finale della sua squadra evidenzia tuttavia per la libertà di stampa alcuni segnali contraddittori, e altri fonte di inquietudine sui quali sarà bene si faccia presto chiarezza al massimo livello.
L’azione di un esecutivo si misura certamente sugli atti fondamentali in materia di diritti civili, economia, welfare e sviluppo, ma alcune nomine di sottosegretari sembrano contraddire l’annunciato cambio di marcia. Non si può infatti non evidenziare come, il riconfermato sottosegretario alla giustizia Ferri sia autore di decine di querele contro giornali e giornalisti e che l’altro sottosegretario Costa, sia stato spesso protagonista in parlamento di proposte di legge restrittive sul diritto di cronaca. Tutto ciò è poco rassicurante per il ruolo di garanzia richiesto.
A destare inquietudine è invece la nomina del sottosegretario Gentile sul quale si allunga l’ombra di un’iniziativa dello stampatore de “l’Ora di Calabria” per bloccare la pubblicazione di un servizio relativo al coinvolgimento, in un’inchiesta giudiziaria, su affari pubblici a carico del figlio. Spetterà alla magistratura acclarare se ci sia stato anche l’intervento diretto del senatore o se semplicemente si sia trattato di “consigli” per non entrare in collisione con una figura del sistema politico e di potere calabrese.
In ogni caso la vicenda che ebbe come epilogo la mancata stampa di un numero del giornale a causa di un “incidente” alle rotative era e rimane motivo di riflessione e di valutazione di opportunità per quanti hanno responsabilità al massimo livello nella vita istituzionale del Paese sulle condizioni di esercizio della libera stampa, nello specifico in Calabria. In tempi così difficili far coincidere i buoni propositi con altrettante buone buografie delle persone incaricate di alte funzioni pubbliche sarebbe quantomai opportuno. Non appare, almeno politicamente, opportuno il contrario.
L’augurio è che il governo, nel suo complesso, diradi le ombre e che da subito intanto, il nuovo sottosegretario all’Editoria Lotti e il viceministro alle Comunicazioni Giacomelli, si facciano interpreti di un’azione rassicurante per il rilancio del settore e per la valorizzazione del servizio pubblico radiotelevisivo.


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