Familiari vittime di mafia al fianco del giornalista Giacalone

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“Noi familiari di vittime delle mafie manifestiamo stupore e indignazione per l’ultima paradossale esibizione di persone legate al mondo di Cosa nostra. Ci riferiamo alla decisione della signora Rosa Pace, vedova del noto capomafia Mariano Agate, deceduto il 3 aprile del 2013, la quale querelando per diffamazione a mezzo stampa il giornalista Rino Giacalone, pretende di tutelare la buona reputazione del marito, un criminale condannato per i suoi truci delitti, coinvolto in fatti di sangue disumani”. Con queste parole ha inizio la lettera che  circa quaranta familiari di vittime delle mafie hanno pubblicato per esprimere pubblico sostegno al giornalista trapanese Rino Giacalone reo – secondo la vedova del boss Agate – di aver leso il buon nome del marito attraverso una frase contenuta in un articolo, pubblicato in corrispondenza della morte del capomafia trapanese.

La frase incriminata è: “Le stragi dove furono uccisi Falcone, Borsellino, quelle di Roma, Milano e Firenze, portano la sua firma, cosi come le guerre di mafia più violente tra Trapani e Palermo. Oggi bisogna dire che la sua morte toglie alla Sicilia la presenza di un “gran bel pezzo di merda”. Non è una frase elegante – scrivono i firmatari della lettera – ma non può “essere considerata offensiva perchè esprime una opinione fondata su dati di fatto e di diritto”.

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