di Adriano Gizzi
Al di là delle simpatie o antipatie per il personaggio, ma anche al di là del giudizio sui modi e lo stile, dopo la manovra politica che ha portato Renzi a sostituire Letta alla presidenza del Consiglio tutti si sono posti la stessa domanda: perché? Cosa lo ha spinto? Cosa gli dà tanta sicurezza? Se Letta si fosse dimesso per altri motivi e il presidente della Repubblica – magari dopo lunghe e faticose consultazioni – avesse nominato il segretario del Partito democratico, nessuno avrebbe potuto accusarlo di «brama di potere». In caso di fallimento, avrebbe sempre potuto giustificarsi dicendo che la sfida era difficile e che comunque non se l’era cercata. Ma adesso – come del resto Renzi stesso ha riconosciuto – se fallirà non ci saranno scuse. Anzi: gli verrà rinfacciata l’aggravante di aver armato tutto questo macello (in senso politico, facendo cioè scorrere il sangue all’interno del proprio partito) per niente, lasciando il paese nei guai come e più di prima. Il film che tutti gli italiani hanno visto è questo: Renzi che ferma il treno di Letta, lo fa scendere con l’accusa di andare troppo piano e poi prende il suo posto promettendo a tutti che adesso finalmente il treno comincerà a correre. E non si è neanche risparmiato nelle promesse, garantendo che procederà a tamburo battente, al ritmo di una riforma al mese. Dopo una scena del genere, davvero non ci sono scuse in caso di fallimento… Leggi tutto su confronti.net