“La sentenza della Corte di Cassazione che esclude il carcere per i giornalisti nei casi di diffamazione, salvo “circostanze eccezionali”, pone la giurisprudenza italiana nettamente più avanti rispetto alla legislazione vigente. Oltre a definire una causa specifica giunta al suo vaglio finale, la Suprema pone oggi, di fatto, il legislatore di fronte all’esigenza di un immediato cambiamento delle norme in vigore, cui, peraltro, lo aveva già richiamato il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, essendo il nostro Paese stato messo in mora anche dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo”. Lo afferma il segretario nazionale Fnsi Franco Siddi in una nota.
“La legge di riforma di diffamazione a mezzo stampa deve essere perciò, a giudizio della Fnsi, rapidamente approvata dal Parlamento. C’è un testo, già licenziato dalla Camera che va in linea, limitatamente all’abolizione del carcere, che potrebbe essere approvata utilmente in tempi brevi su questo punto. Naturalmente, mentre si chiede questa deliberazione, resta in piedi l’esigenza di una riforma complessiva a sostegno del diritto di cronaca e della responsabilità dell’informazione che, comunque, con successivo processo legislativo, in pochi mesi può e deve essere varata. Certamente quanto scritto nella sentenza della Corte di Cassazione deve essere tenuto bene a mente da tutti i poteri e soprattutto da quanti ritengono, di dover introdurre, addirittura per via amministrativa, limitazioni e censure preventive all’attività giornalistica. Nessun giustificato attacco all’insostituibile funzione della stampa potrebbe essere accettato e sarà sempre respinto con fermezza dai giornalisti e dal loro sindacato, la Fnsi. Vale la pena di ricordare infatti, che la Corte di Cassazione ha rilevato l’estremo significato per la libertà di espressione che si garantisce con la tutela costituzionale del diritto/dovere dell’informazione. Per questo, “anche laddove siano valicati i diritti di cronaca e/o di critica” occorre sempre “tener conto, nella valutazione della condotta del giornalista, dell’insostituibile funzione informativa esercitata dalla categoria di appartenenza, tra l’altro attualmente oggetto di gravi e ingiustificati attacchi da parte di movimenti politici proprio al fine di limitare tale funzione.”