Le modifiche alla legge sulla Diffamazione a mezzo stampa sono state approvate dalla Camera ormai da 5 mesi; il 6 febbraio scorso, grazie al presidente del Senato Grasso, le modifiche chieste dai giornalisti (Fnsi ed Odg ,con lo Sportello Antiquerele Temerarie)” dalle associazioni,Libera Informazione e Articolo21 in testa, sono state presentate ai partiti della Commissione Giustizia del Senato. Ora bisogna passare alla discussione della legge licenziata dalla Camera il 17 ottobre scorso, anche perche’ gli emendamenti sono stati presentati, tutto e’ pronto per la discussione. Perche’ allora attendere ancora? Sappiamo che ci sono molte questioni aperte al Senato, altre proposte di legge urgenti da discutere in Commissione giustizia, ma queste modifiche alla legge sulla Diffamazione non possono aspettare ancora, in un momento come quello attuale dove le mafie usano sempre piu’ spesso le querele e le richieste di risarcimento danni ai giornalisti come forma intimidatoria per limitare le inchieste giornalistiche man mano che ci si avvicina ai santuari economici della corruzione e delle ricchezze mafiose. E mentre anche sul Web, da alcune settimane e’ partita una raccolta di firme di Change.org che chiede la discussione delle modifiche al Senato. Una petizione che sta raccogliendo centinaia di sostenitori ed adesioni, giorno dopo giorno. Allora e’ dunque tempo di passare alla discussione in commissione
giustizia del Senato, soprattutto ora che i partiti maggiori, dal PD a Forza Italia ed anche i 5 Stelle si sono pronunciati per la discussione in tempi rapidi delle modifiche , sin dal 6 febbraio scorso. Se poi dovessero essere approvati alcuni degli emendamenti proposti (e noi ci auguriamo che per almeno tre o quattro punti suggeriti ci siano modifiche sostanziali) la legge dovrebbe tornare alla Camera e quindi l’iter non sarebbe ancora concluso,mentre i tempi stringono. E le richieste di cambiamento della legge sulla Diffamazione sono ormai urgenti. Per maggior chiarezza vogliamo riproporle all’attenzione dei lettori e dei parlamentari.
E’ necessario togliere la mannaia delle querele temerarie in sede di causa civile, che pende sul lavoro dei giornalisti italiani che vogliono far luce su corruzione,mafie e malaffare italiano. E di fronte all’introduzione nella legge approvata alla Camera di deterrenti a querele per diffamazione in sede penale, nelle richieste di risarcimento per centinaia di migliaia di Euro in sede civile,il Parlamento si e’ fermato. Al Senato c’e’ spazio per introdurre di nuovo questo emendamento.
Ma andiamo con ordine.
Innanzitutto va rilevato che vi sono aspetti positivi nelle modifiche approvate alla Camera. In primo luogo l’abolizione del carcere per i giornalisti accusati di diffamazione. Era un controsenso una legge a tutela della libertà’ di stampa che prevedeva la privazione della libertà’, anche se limitata a casi limite.
Vi e’ poi la esclusione dei blog dal controllo di questa legge che dovrebbe riguardare solo i siti giornalistici sul web registrati come organi di informazione presso il tribunale.
C’e’ poi l’innovazione ,cui accennavamo in precedenza, dell’inclusione nella legge di una forma di deterrenza per il ricorso alla legge sulla diffamazione, con la presenza di una “multa” per il querelante decisa dal giudice. Ma ,ripetiamo, e’ solo introdotta in sede penale . E poi la cifra proposta, va da 1000 a 10000 Euro e’ troppo bassa per essere una vera deterrenza. Andrebbe alzata almeno arrivando “da 3000 a 30000 Euro”.
Ci sono poi le vere Querele Temerarie che si abbattono come intimidazioni vere e proprie sui giornalisti, soprattutto giovani e precari, che fanno inchieste e giornalismo investigativo contro mafie e corruzione. Avevamo così’ proposto, come gruppo di lavoro dello Sportello contro le Querele Temerarie, l’ aggiunta di un comma alla legge che prevedeva la possibilità’ per il giudice della sezione civile del tribunale, di condannare il querelante ad un risarcimento che andasse ,in percentuale, dal 10 al 50% della cifra inizialmente richiesta al querelato ,nel caso sia dimostrata la manifesta infondatezza della querela e risarcimento connesso,inizialmente richiesto. In questo modo diminuirebbero, secondo gli esperti civilisti, le ” tentazioni ” di ricorrere alla richiesta di risarcimento per impedire articoli scomodi. Ma l’emendamento che prevedeva espressamente un “Controrisarcimento” del 50% del querelante a favore del giornalista ingiustamente querelato, firmato da deputati distanti tra loro,come un esponente del PdL e di Sel, e’ stato fatto ritirare d’imperio.Un fatto grave, cui si deve porre rimedio al Senato.
A parziale modifica,per andare incontro alla volonta’ di trovare un accordo tra tutti, abbiamo proposto, una modifica inserendo quale ultimo comma, nell’articolo 96 del codice di procedura civile, rubricato Responsabilità aggravata la seguente frase: “Se risulta che la parte soccombente nel giudizio avente ad oggetto il danno derivante da una pubblicazione ritenuta lesiva della reputazione o contraria a verità ha agito con mala fede o colpa grave e nel contempo risulta accertata la corretta pubblicazione della rettifica prima della notificazione della domanda o la sua omessa richiesta, il giudice, su istanza dell’altra parte, condanna la parte soccombente, oltre che alle spese, anche al risarcimento dei danni da liquidarsi in via equitativa, ma comunque in misura non inferiore al 10% della somma richiesta con l’azione.”
E’ una alternativa possibile e forse piu’ facile da introdurre,comunque da affrontare con una discussione seria ed approfondita in Commissione Giustizia ,al Senato.
Chiediamo poi che il tetto massimo del danno patrimoniale,introdotto alla Camera dei Deputati, e che approviamo ( per ridurre riduce il margine di discrezionalità nella sanzione) sia proporzionato alla potenzialità e possibilità economica del giornalista e comunque non superiore a 30mila Euro.
Infine proponiamo di modificare la norma approvata alla Camera sulle responsabilità del direttore : riteniamo,per le motivazioni già esposte , che il Direttore debba rimanere responsabile di ogni pubblicazione, anche perché ai sensi della legge attuale, ogni testata deve essere registrata presso il tribunale con il nome di un direttore fisicamente e giuridicamente responsabile. Chiediamo quindi che sia soppressa la delega delle funzioni di controllo ad uno o più giornalisti, così come scritto nell’ultimo comma dell’articolo 57 modificato dalla Camera dei Deputati, rendendo al massimo possibile questo trasferimento di responsabilità solo al vice direttore o,nei casi dove questa figura non esiste, al capo redattore.
C’è’ poi la questione della rettifica, terzo punto critico della riforma, a nostro avviso. Nella modifica della legge, si introduce giustamente l’obbligo della rettifica,a difesa dei cittadini che si sentono diffamati: ma si esclude il commento del giornalista o direttore alla rettifica richiesta. Perché non lasciare la discrezionalità al giornalista unita all’estinzione del procedimento penale e/ o civile? In poche parole basterebbe introdurre per legge che la rettifica pubblicata senza commento chiude la vicenda con soddisfazione del ” diffamato”. Ma se il giornale ha solide prove in mano a sostegno di quanto scritto in precedenza,perche’ non può tranquillamente controreplicare, ben sapendo che in questo caso si va poi in tribunale a ” vedere le carte”?
Ma non ci vogliamo fermare alle modifiche della legge. Da parte nostra , come giornalisti, va affrontata da subito una discussione per rafforzare l”Ordine dei giornalisti,per riformarne il ruolo in senso deontologico,eliminandone gli aspetti più vecchi e desueti. E’ l’altro aspetto della riforma della Diffamazione che noi dobbiamo esser capaci di offrire alla Pubblica Opinione, in difesa della dignità dei cittadini’ e delle garanzie costituzionali della nostra Societa’.
Osservazioni e criticita’. Ovviamente tralasciando le innovazioni positive,che pure ci sono nel testo in discussione alla Camera, ci aspettiamo ora che i legislatori tengano conto di queste osservazioni e proposte in sede di conversione definitiva della legge al Senato E ci aspettiamo interventi che tengano sempre presente il punto di partenza di queste proposte,ora come sempre: il diritto dei cittadini ad essere informati correttamente e senza diffamazione si deve coniugare con il diritto- dovere dei giornalisti ad informare senza alcun condizionamento , in piena libertà di coscienza ,nel rispetto della propria deontologia professionale.