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Confisca dei proventi di reato. Il Parlamento europeo ha approvato la Direttiva

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Il Parlamento europeo ha approvato la Direttiva sulla confisca dei proventi di reato. 8 punti rilevanti, considerazioni e proposte.

1) Un passo avanti. L’evoluzione rappresentata da questa  Direttiva è innegabile. Potremo avere un atto vincolante per gli Stati membri, che regolamenta le procedure di confisca in tutta l’Unione europea. Questo non era assodato, se consideriamo quante difficile è stato convincere gli Stati membri di quanto seria fosse la minaccia del crimine organizzato dentro i confini dell’Unione europea e dell’importanza di misure come la confisca.

2) Le opposizioni. Quelle del Regno Unito che, paradossalmente ha una legislazione molto sviluppata in questo ambito e della Danimarca. Ma anche quella della Germania, che si trova in una posizione contraddittoria, da un lato paladina delle politiche di austerità, dall’altro fa ostruzionismo alla possibilità di recuperate enormi quantità di denaro, di origine illegale.

3) Confisca. Sono previste diverse forme di confisca: da quella basata sulla stima del valore dei proventi illegali, a quella estesa e, in una certa misura, quella di prevenzione. Sicuramente, quest’ultima, quella preventive, rappresenta una delle novità più importanti, perché consente allo stato di confiscare non solo i proventi direttamente legati alla natura del reato contestato, per il quale il criminale sia stato condannato.

4) Confisca non basata sulla condanna. In questo caso, ritengo, vi sia stata la più forte opposizione. Infatti, a differenza di quanto il Parlamento europeo aveva raccomandato, il testo finale è abbastanza restrittivo e non si fonda su una reale confisca senza condanna, intesa tradizionalmente, visto che si applica solo in caso di malattia o fuga del sospetto. Nessun riferimento al caso di morte del sospetto, all’opportunità di azioni legali parallele alla confisca senza condanna, come nel caso del modello italiano di prevenzione, o all’”actio in rem”  britannico o irlandese. Un’occasione perduta e che non si ripresenterà tanto presto.

 5) Parti terze. Un altra innovazione importante, che consente agli Stati membri di confiscare i beni che il sospetto ha trasferito ad altra persona, se viene provata la mancanza di buona fede.

6) Sequestro. Altro elemento importante, che consente l’azione urgent, quando si paventa il rischio che il sospetto occulti i suoi beni.

7) Riutilizzo sociale. Non si tratta di un provvedimento obbligatorio ma solo un suggerimento. Basato sull’esperienza italiana. Accanto al riutilizzo, si prevede la vendita e il trasferimento, con un approccio flessibile, alla luce del rischio che le mafie si riapproprino dei beni e della necessità di studiare nuove e più efficaci modalità e strumenti di gestione dei beni confiscati.

 8) Mutuo riconoscimento. L’obiettivo è di armonizzare la legislazione europea, che faciliterebbe ogni forma di cooperazione, con il limite che questa Direttiva non ha effetti diretti sulla precedente, che regolava aspetti medesimi, che non è stata ancora pienamente attuata dagli Stati membri.

Molto di più si sarebbe potuto e dovuto fare, a fronte dell’aggressione e all’enorme sottrazione di risorse comunitarie per lo sviluppo da parte delle mafie ma non si può non sottolineare, accanto alla nostra soddisfazione, il contenuto positivo e, in alcuni casi, rivoluzionario (rispetto alla materia giuridica) di questa Direttiva, la cui comprensione è essenziale per contribuire ad una lotta consapevole contro le mafie in Europa. Questo è un impegno che, come Libera, assumiamo: informeremo e sensibilizzeremo l’opinione pubblica europea, perché questa chieda ai propri governi e alle istituzioni di europee di non girare la testa dall’altra parte, mentre le mafie rubano le risorse fondamentali per lo sviluppo dell’UE. Un appello al Governo italiano, perché durante il semestre di presidenza dell’Italia, si impegni ad adottare tutte le misure per favorire una rapida adozione della Direttiva, da parte degli Stati membri e a proporre un’agenda di iniziative, atte a rafforzare, ulteriormente, gli strumenti di contrasto, quale il Procuratore generale europeo, una direttiva sul  Whistleblowing, la Creazione di un’Autorità Europea Anticorruzione o Ufficio di sorveglianza Confisca e riuso dei beni dei corrotti e dei corruttori e una Direttiva europea sulla lotta alla corruzione privata.


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