“Renzi striglia Grasso. No, il Senato non sarò più elettivo”, è questo il titolo forte del Corriere della Sera. All’interno un’intervista, molto chiara, come sempre di Aldo Cazzullo al Presidente del Consiglio e segretario del Pd. In essa Matteo Renzi giudica quello di Grasso “un avvertimento” e lo considera improprio, da parte del Presidente del Senato. “Sono molto colpito dall’avvertimento di Grasso sui numeri in aula. Se lo avessero fatto Schifani o Pera si sarebbero fatti i girotondi”. Poi Renzi fissa i suoi paletti: “Il Senato non vota la fiducia, non vota le leggi di bilancio, non è eletto e non ha indennità”. Si consideri che ben tre di questi 4 diktat sono condivisi dal Disegno di Legge Costituzionale che, credo oggi, un certo numero di senatori del Pd, primo firmatario Vannino Chiti, presenteremo in Commissione Affari Costituzionali del Senato. Ci torneremo.
Repubblica “Renzi a Grasso: sul Senato non mollerò”. Il Giornale parla di “Rivolta del Senato” e di “Renzi in difficoltà”, ma non risulta chiaro se Forza Italia appoggerà il progetto della Boschi o se ci ha ripensato, dato che il premier ha ripetuto più volte che anche su questo era stato concluso un patto con Berlusconi. Insomma, la notizia è questa, oltre alla vittoria in Francia della “destra repubblicana” (non della Le Pen che ha avuto un buon risultato ma non ancora in grado di minacciare la Quinta Repubblica) e la disfatta di Hollande (che salva solo Parigi, con la Hidalgo, e Avignon contro il Fronte Nazionale). Poi la Turchia, con Erdogan che vince le amministrative, ha ragione del predicatore islamico Gulen, che lo aveva prima appoggiato e poi accasato di corruzione, ma non piega la resistenza di una consistente minoranza laica e di sinistra, non solo ad Ankara ma nella stessa Istanbul.
Dunque torniamo al Senato. La proposta a primo firmatario Chiti che dovremmo presentare oggi al Senato, quella che osservatori autorevoli e credo disinteressati, Vittorio Zucconi, Ferruccio De Bortoli, presentano come quella di chi dice di voler cambiare ma in realtà non vuole cambiare, insomma quella che difenderebbe “la casta”, risponde positivamente, nell’essenziale, alla sfida lanciata da Renzi.
Prevede che votare la fiducia spetti solo alla Camera. Che le leggi di bilancio e tutte quelle che ritardano economia, ambiente, giustizia, assetto del territorio, cultura, scuola, siano di competenza esclusiva della Camera dei deputati. Prevede, inoltre, una forte riduzione dei parlamentari eletti e retribuiti, immaginandone 400 alla Camera e 150 al Senato, molti di meno degli oltre 600 che Boschi vuol lasciare a MonteCitorio. L’unica differenza è che quei 150 senatori, che devono svolgere un importante compito di garanzia, esaminando le leggi costituzionali, elettorali, trattati europei e provvedimenti che investono diritti fondamentali della persona, nella nostra proposta vengono eletti direttamente dal popolo. In collegi regionali e contemporaneamente al voto per i consiglieri regionali.
Delitto? Artificio per appesantire il nostro sistema parlamentare rispetto a quello di altri paesi? Niente affatto, solo prudenza in difesa dei fondamenti della Casa comune e tenendo contro proprio delle altrui esperienze. In Francia, per esempio, è ben vero che i Senatori non sono eletti direttamente ma da 150mila (ben 150mila) grandi elettori, sindaci, consiglieri comunali, territoriali, regionali; la il Sénat esamina tutti i provvedimenti della Camera, potere del quale il Senato italiano si spoglierebbe. Quale sistema sarà il più rapido?
In Germania il Bundesrat è composto da rappresentanti non eletti in modo diretto e che in assemblea votano unitariamente, ciascuno a nome del suo Laender e non secondo i desiderata del suo partito. Ma in Germania il Bindestang viene eletto con una legge proporzionale. Nessun partito che superi il 5 per cento può essere escluso dalla rappresentanza, la Cancelliera Angela Merkel, pur votata dal 42 per cento degli aventi diritto, ha dovuto trattare per un mese ed allearsi con l’SPD che aveva sconfitto. La legge che è stata già approvata alla Camera ed è in esame al senato, prevede invece soglie di sbarramento più alte, e consente a chi ottenga il 37 per cento dei voti di esercitare per l’intera legislatura “la dittatura della maggioranza”.
Quello che proponiamo si chiama bilanciamento dei poteri, rispetto del principio di rappresentanza. Pensate se un giorno un demagogo, con il 20-25 per cento dei voti, costringa (grazie all’Italico) alcuni partitini a fargli da corte, ottenga il 37 e con esso la maggioranza. Supponiamo che voglia cambiare la Costituzione sul diritto di difesa, o stabilire che il domicilio non sia più inviolabile. Chi farà argine alla sua maggioranza? Un Senato composto da amministratori angustiati dalle loro esigenze di bilancio e debolissimi davanti a un Capo del Governo che, solo, può concedere qualcosa ai territori.
Credetemi la proposta Chiti (e senatori democratici) non è contro Renzi ma pro Renzi. Vuole impedirgli di farsi male, non perché corre o rottama, ma perché si sta fidando di consiglieri che sbagliano