Telefonate minatorie, danneggiamenti, presenze avvertite per strada, spari al cane di uno di loro. “Siamo isolati”, denunciano gli autori di un sito d’inchiesta
Telefonate minatorie, pedinamenti, l’auto danneggiata e spari contro il cane all’esterno dell’abitazione. Sono gli episodi di intimidazione denunciati da Pier Paolo Santi e Francesco Sinatti, della testata online Inchiostro scomodo e autori di libri sulle mafie e la criminalità organizzata in Toscana.
Nel settembre 2013 Santi e Sinatti – il primo giornalista pubblicista e direttore di uno studio di produzione di documentari e inchieste (RATIO Lrm), il secondo analista politico esperto di tematiche finanziarie – hanno registrato al tribunale di Massa Carrara il sito internet Inchiostro scomodo, che si occupa di controinformazione, attualità e infiltrazioni della criminalità organizzata nel territorio di Massa Carrara. “Tra le nostre inchieste più importanti – spiega Santi – c’è quella che descrive le infiltrazioni nelle cave di Carrara e l’arrivo dei Casalesi nella nostra zona. Da quattro anni trattiamo solo questi argomenti e ci hanno isolato anche professionalmente”.
LE INTIMIDAZIONI – Santi, secondo quanto denunciato anche ai carabinieri, è stato raggiunto negli scorsi mesi da telefonate minatorie che ha poi riportato in uno dei suoi articoli: “Non vanno mischiate le arance pugliesi con i limoni di altre regioni… si rischia la morte”, si è sentito dire.
Una serie di intimidazioni che iniziano fin dallo scorso giugno quando il cane della famiglia di Pier Paolo Santi, un Border Collie, fu colpito da alcuni pallini sparati intorno alle 19 all’esterno dell’abitazione del padre del giornalista. Pochi giorni dopo, inoltre, qualcuno danneggiò l’autovettura del padre “graffiando – si legge nella denuncia – verosimilmente con un arnese metallico a punta la fiancata sinistra, squarciando tre pneumatici”. L’attacco, secondo le indagini, sarebbe stato fatto contro l’auto del padre di Santi in quanto il cronista non possiede un proprio mezzo.
PEDINAMENTI – Santi e Sinatti raccontano di essere stati seguiti in più occasioni durante la lavorazione dell’inchiesta sulle cave di Carrara e la riapertura di due processi. Lo scorso settembre, poi, hanno avvertito la presenza di alcuni individui durante il percorso a piedi verso le loro abitazioni, i quali, racconta Santi, tentavano di non farsi vedere in volto. “Una sera – continua – verso le 22, usciti dalla redazione nel centro di Massa siamo stati fotografati in mezzo alla strada”. I giornalisti hanno raccontato l’accaduto alla squadra mobile di Massa.
Infine,”sono stati rilevate tracce di tentativo di scasso sulla porta dello studio in cui ha sede la redazione”, dice Santi.
Della vicenda di Santi e Sinatti, si è occupata anche l’edizione locale di Carrara de La Nazione con un articolo dal titolo “Mafia, siamo stati minacciati di morte”. Una settimana dopo la pubblicazione dell’articolo, Santi ha lamentato su Facebook l’assenza di solidarietà da parte delle istituzioni: “Posso dire con sereno distacco – scrive – che non abbiamo avuto nessun segnale dai rappresentanti politici locali (maggioranza e opposizioni) e vertici istituzionali, che si sono totalmente disinteressati della notizia che evidentemente ritengono poco importante o trascurabile per i diretti interessati e per la città”.
GA
Telefonate minatorie, danneggiamenti, presenze avvertite per strada, spari al cane di uno di loro. “Siamo isolati”, denunciano gli autori di un sito d’inchiesta
Telefonate minatorie, pedinamenti, l’auto danneggiata e spari contro il cane all’esterno dell’abitazione. Sono gli episodi di intimidazione denunciati da Pier Paolo Santi e Francesco Sinatti, della testata online Inchiostro scomodo e autori di libri sulle mafie e la criminalità organizzata in Toscana.
Nel settembre 2013 Santi e Sinatti – il primo giornalista pubblicista e direttore di uno studio di produzione di documentari e inchieste (RATIO Lrm), il secondo analista politico esperto di tematiche finanziarie – hanno registrato al tribunale di Massa Carrara il sito internet Inchiostro scomodo, che si occupa di controinformazione, attualità e infiltrazioni della criminalità organizzata nel territorio di Massa Carrara. “Tra le nostre inchieste più importanti – spiega Santi – c’è quella che descrive le infiltrazioni nelle cave di Carrara e l’arrivo dei Casalesi nella nostra zona. Da quattro anni trattiamo solo questi argomenti e ci hanno isolato anche professionalmente”.
LE INTIMIDAZIONI – Santi, secondo quanto denunciato anche ai carabinieri, è stato raggiunto negli scorsi mesi da telefonate minatorie che ha poi riportato in uno dei suoi articoli: “Non vanno mischiate le arance pugliesi con i limoni di altre regioni… si rischia la morte”, si è sentito dire.
Una serie di intimidazioni che iniziano fin dallo scorso giugno quando il cane della famiglia di Pier Paolo Santi, un Border Collie, fu colpito da alcuni pallini sparati intorno alle 19 all’esterno dell’abitazione del padre del giornalista. Pochi giorni dopo, inoltre, qualcuno danneggiò l’autovettura del padre “graffiando – si legge nella denuncia – verosimilmente con un arnese metallico a punta la fiancata sinistra, squarciando tre pneumatici”. L’attacco, secondo le indagini, sarebbe stato fatto contro l’auto del padre di Santi in quanto il cronista non possiede un proprio mezzo.
PEDINAMENTI – Santi e Sinatti raccontano di essere stati seguiti in più occasioni durante la lavorazione dell’inchiesta sulle cave di Carrara e la riapertura di due processi. Lo scorso settembre, poi, hanno avvertito la presenza di alcuni individui durante il percorso a piedi verso le loro abitazioni, i quali, racconta Santi, tentavano di non farsi vedere in volto. “Una sera – continua – verso le 22, usciti dalla redazione nel centro di Massa siamo stati fotografati in mezzo alla strada”. I giornalisti hanno raccontato l’accaduto alla squadra mobile di Massa.
Infine,”sono stati rilevate tracce di tentativo di scasso sulla porta dello studio in cui ha sede la redazione”, dice Santi.
Della vicenda di Santi e Sinatti, si è occupata anche l’edizione locale di Carrara de La Nazione con un articolo dal titolo “Mafia, siamo stati minacciati di morte”. Una settimana dopo la pubblicazione dell’articolo, Santi ha lamentato su Facebook l’assenza di solidarietà da parte delle istituzioni: “Posso dire con sereno distacco – scrive – che non abbiamo avuto nessun segnale dai rappresentanti politici locali (maggioranza e opposizioni) e vertici istituzionali, che si sono totalmente disinteressati della notizia che evidentemente ritengono poco importante o trascurabile per i diretti interessati e per la città”.
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