Siamo la #Calabriaperbene… calabresi non collusi

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L’indignazione comincia a farsi forza tra la gente di Calabria dopo il caso del neo nominato senatore Antonio (Tonino) Gentile, quale sottosegretario del Governo Renzi. È l’indignazione che nasce dalla lettura dei tentativi di omologazione di una società ad un malaffare diffuso, ad una collusione, attiva o passiva che sia, con la mentalità ‘ndranghetista fatta di famiglie, di legami di sangue, di ramificazioni sotterranee e di affari sostenuti da gente con la fedina penale pulita ma l’anima più nera della pece.
C’è invece una Calabria che lavora e lotta tutti i giorni dell’anno, che si barcamena tra i problemi generati da una società voluta da cotanta gente, che ha fatto dell’assistenzialismo e del ricatto gli emblemi della violenza e dell’arroganza del Potere.
E’ vero, si, che i calabresi rappresentano un popolo sottomesso, reso schiavo dal servilismo e dallo stato di bisogno, ma è anche vero che tante sono le persone che hanno deciso di restare  in Calabria per lottare, per ribaltare le sorti di una terra maledettamente segnata e destinata a scivolare verso il baratro come Leonida Repaci volle rappresentarla con i “15000 Km quadrati di argilla verde con riflessi viola” che Dio si ritrovò in pugno.
Sono calabresi pronti ad arginare i fiumi reali e virtuali e sono coloro che fuori dai confini della propria terra si vedono costretti a doverla difendere ed a lottare perché non si ingeneri un’immagine distorta della propria essenza.
Non viviamo un Paese civile, retto dal senso civico e dall’etica. La cosa peggiore, è che ci meravigliamo solo quando avvengono casi eclatanti rimbalzati dalla stampa nazionale. Questo denota oltremodo ipocrisia giacchè ciò di cui si parla, e le persone coinvolte, sono sempre state al centro di azioni di ordinaria arroganza basate sulla violenza del Potere, della Politica sporca, del malaffare. Ma se non c’è etica, c’è però la forza del dissenso e del voto… della libertà di dire NO e di mettere alla porta chi infanga, ancora, ed ancora, una terra di persone perbene…perché, sia chiaro, che la Calabria è piena di persone perbene!
L’indignazione che comincia a farsi forza nasce dalla presa d’atto che sulla stampa nazionale ed internazionale la vicenda di questi personaggi, direttamente coinvolti o ancora peggio quelli che, dall’altra sponda, sputano sentenze, è associata ad una consolidata condizione della Calabria e dei calabresi… siamo, in definitiva, senza scampo: tutti collusi, attivamente o passivamente non importa, ma certamente consenzienti con un sistema che è prassi e che sosteniamo attraverso il voto.
Non è così! Nei confronti di molti cittadini, la Calabria è solo debitrice e si rende necessario, oggi più che mai, esaltare gli esempi positivi senza mettere la testa sotto la sabbia.
Non basta il “nuovo” a mandare a casa il “vecchio” se esso ne è la conseguenza naturale…
occorre invece il “sano” contro il corrotto, l’onesto contro le cordate di comitati d’affare. I nomi, tutti, si conoscono in Calabria ed è giusto dirli ad alta voce senza paura ma, sempre,
prestando attenzione a non generalizzare una società composta da una umanità che si sta sempre più mortificando.


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