“Fin da bambino e da adolescente la violenza fisica mi ha sempre turbato; addirittura con una scena forte ma di finzione nei film alla tv, capitava che cambiassi canale. Provavo un senso di fastidio sapendo che erano cose che potevano succedere davvero. Non riuscivo a concepire il perché una persona arrivasse ad usare le sue mani, i suoi piedi, la sua ferocia per fare del male a un’altro essere vivente. Mi dicevo: “che senso ha?” Oggi io penso che chi usa la forza in maniera consapevole e provocando dolore senza pentirsene è una persona deviata e non si merita comprensione da nessuno. Mio fratello è morto a pugni, calci e manganellate per mano di 4 violenti in divisa non pentiti. Tali responsabili riprendono il loro lavoro dopo una condanna di omicidio. La domanda è sempre la stessa: che senso ha?” Questo scriveva Stefano Aldrovandi qualche giorno fa.
“Con questo spirito torniamo in piazza” scrivono gli organizzatori della manifestazione sul blog www.federicoaldrovandi.it.
In piazza
– per chiedere la destituzione dei 4 poliziotti condannati (per omicidio colposo) per la morte di Federico Aldrovandi;
– per chiedere l’introduzione del numero identificativo – per gli appartenenti delle forze dell’ordne;
– per chiedere l’introduzione del reato di tortura.
Corteo
15 febbraio.
ore 14 – concentramento via ippodromo
ore 15 – partenza
Percorso: via ippodromo-via bologna-via kennedy-piazza travaglio-porta reno-corso martiri-largo castello-ercole d’este-prefettura
Promuove l’Associazione “Federico Aldrovandi”
La lettera di Lino Aldrovandi al Ministro Alfano
gli agenti vengono in pratica spostati ad altre mansioni in uffici amministravi all’interno però della stessa Polizia di stato, vanificando quanto di faticoso costruito. Che fiducia riporrebbe, conoscendo quello che so io (intendo processualmente in tutti i suoi gradi di giudizio) in quegli impiegati e nel suo datore di lavoro alla luce degli orrori e degli errori commessi? Il mio pensiero non può che andare ad altri lavoratori, padri di famiglia, che non uccidono e che non dicono il falso e sono invece vittime di licenziamenti per scelte politiche sbagliate. E’ un fatto questo, quello del mantenimento di queste persone all’interno della stessa polizia, pagati anche da quei lavoratori licenziati senza mai aver commesso alcun reato, che dovrebbe fare indignare proprio i veri poliziotti (alcuni lo hanno fatto in privato… e di questo li ringrazio, anche se vorrei si palesassero e fossero molti di più), a cui non potrà mai mancare il mio sincero abbraccio. Il tutto sta a vedere in quanti siano.
Un’ultima cosa, la invito a riprendere il suo ruolo di Ministro (non so se ancora lo è mentre scrivo), e non di padre di un ragazzo ucciso, per non turbarla: “il figlio non era il suo”.