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Tsipras al teatro Valle Occupato

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“Non si può entrare, non c’è più posto!”, gridano i giovani addetti piazzati davanti alle porte della platea.  Il teatro Valle Occupato è strapieno per l’incontro con Tsipras, venuto per dare sostegno alla Lista che vuole presentarsi alle Europee con il suo nome. Nel salone d’ingresso  è stato allestito uno schermo, ma si riempie subito anche questo spazio e molti rimangono fuori.  L’introduzione è sofferta perché il collegamento streaming salta spesso, ma anche quando la linea si stabilizza si fa fatica a capire la traduzione, perché l’interprete che si mangia le parole.

 “Nessun altro stato europeo dovrà patire il calvario che ha sofferto la Grecia” dice Tsipras nel suo intervento, continuamente sottolineato da applausi.
“Quello che è successo non è più una questione che riguarda il mio paese, ma tutta l’Europa. Dobbiamo vincere per chiedere una poderosa rinegoziazione del debito degli stati più in difficoltà, affinché si chiuda il tempo dell’austerità e inizi quello dello sviluppo, sostenibile e solidale”.
Gli applausi sono convinti, ma Tsipras sa di trovarsi davanti ad un pubblico eterogeneo.
“Dobbiamo tutti fare un passo indietro, per farne uno insieme in avanti” dice il “greco” rivolto ad un pubblico che gli è riconoscente per la decisione e la speranza che ha incarnato con la sua lotta, in patria e in Europa.
 Uscendo ci si scambiano commenti a caldo. C’è grande interesse nell’intravedere  una via praticabile tra l’euro-mederatismo  della sinistra tradizionale e l’euro-scetticismo di Lega, destra e M5S  Ma in tutti c’è il pensiero ombra della solita lista alternativa che scoppia come un petardo e poi si dissolve nel nulla.
Certo, a contenere il timore ci sono garanti di grande spessore, ma la prova decisiva di questa  nuova formazione sarà la capacità di trovare un metodo innovativo e democratico per organizzare il grande consenso che sta suscitando. E rapidamente, perché il tempo stringe.
L’unica cosa certa in tanti rischi è che se qualche cosa di clamoroso si deve fare per arrestare il declino bancario dell’Unione, va fatto in queste elezioni.
Solo così si può opporre al riflusso nazionalista, la speranza di un’Europa che ha preservato i suoi stati dalla guerra, ma che ora deve dare una patria e una costituzione ai suoi cittadini.

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