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Pussy Riot malmenate a Sochi. Quando i cerchi olimpici diventano manette per bloccare la libertà d’espressione

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Alcune componenti del collettivo Pussy Riot sono state malmenate a Sochi da una dozzina di cosacchi mentre si appressavano a  realizzare una pacifica azione di protesta cantando «Putin t’insegnerà ad amare la patria». Sulle ragazze sono stati usati manganelli e spray al peperoncino tant’è che una di loro, Nadezhda Tolokonnikova, già detenuta in carcere in passato (compreso un periodo di reclusione in Siberia) a causa della performance di protesta all’interno della chiesa di  Cristo Salvatore a Mosca il 21 Febbraio 2012,  ha riferito di danni subiti alla vista a causa dello spray urticante. «Chiudete la bocca» « Vi siete vendute agli americani» queste alcune delle frasi che i soldati hanno urlato contro le ragazze. Con Nadezhda e le altre ragazze del collettivo c’era anche Maria Alyokhina, anche lei arrestata e poi detenuta per la protesta a Mosca del 2012,  entrambe si sono fatte medicare in ospedale a causa delle botte subite.

Quanta paura ha ancora Putin di questo piccolo collettivo di giovani donne? Molta a quanto pare dato che le ragazze sono state arrestate, con l’accusa di furto, e poi rilasciate il giorno prima mentre stavano tranquillamente passeggiando per Sochi. Oltre le ragazze del collettivo Pussy Riot l’elenco delle persone fermate dalla polizia in questo periodo comprende anche Semyon Simonov (attivista per i diritti umani), l’attivista David Hakim, alcuni giornalisti di Radio Free Europe e del quotidiano indipendente russo Novaya Gazeta. John Dalhuisen, direttore del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International, ha riferito che ci sono notizie di arresti a Sochi quasi ogni giorno: «Nella Russia di Putin, le autorità hanno trasformato i cerchi olimpici in manette per bloccare la libertà d’espressione. Questi arresti sono oltraggiosi. Il Comitato internazionale olimpico deve esprimere ferma condanna. Le autorità stanno prendendo di mira persone che esprimono le loro opinioni. Questa spirale di violazioni dei diritti umani intorno al Villaggio olimpico deve cessare».
Arresti che sono l’ennesima prova di forza di un regime che reprime la libertà di espressione e i diritti umani, regime direttamente collegato alle mani che stanno insanguinando Kiev in questi giorni.


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