Entro febbraio La Valletta metterà in vendita 1.800 passaporti per incassare un miliardo di euro. Unico requisito per ottenere la cittadinanza: essere ricchi. Il Commissario Ue Viviane Reding: “La cittadinanza europea non è in vendita”. Ma le armi legali per impedirlo non ci sono
MILANO – Le casse dello Stato piangono? Non ci sono più “gioielli di famiglia” del pubblico patrimonio da vendere a società private? L’ultima frontiera del fare cassa la segna Malta che entro questo mese metterà in vendita 1.800 passaporti. Cittadinanza vendesi: al modico prezzo di 650 mila euro a passaporto. La Valetta intende con questo strumento incassare circa un miliardo di euro, un terzo del suo Pil nazionale. Rumors sull’entrata in vigore del nuovo pacchetto di legge sulla cittadinanza circolano fin da novembre scorso. E da allora divampa la polemica: “La cittadinanza europea non può essere in vendita”, ha detto al quotidiano maltese Times of Malta il Commissario europeo per la giustizia Viviane Reding. Per rendere più complicato l’accesso, in questi ultimi giorni prima dell’entrata in vigore il Parlamento maltese ha introdotto nuove clausole. Primo: l’acquisto di un immobile del valore di almeno 350 mila euro sul territorio maltese; secondo: l’investimento in bond o azioni del Paese per almeno 150 mila euro e, dulcis in fundo, i nuovi richiedenti dovranno ora dimostrare la loro presenza sul territorio maltese da almeno 12 mesi. Anche se sull’effettiva entrata in vigore di questa clausola c’è molto scetticismo sui giornali de La Valletta.
È la prima volta che un caso simile si affaccia in Europa. Cosa accadrà prova a prevederlo Chiara Favilli, avvocato di Asgi esperta di diritto comunitario: “È probabile che la Commissione possa tentare una moral suasion (un’azione lobbistica che preme sugli interessi economici che Malta ha nei fondi europei per la cooperazione, ndr) per fare in modo che il governo maltese desista, ma la normativa non mette paletti agli Stati per decidere come concedere la cittadinanza”. Nella storia c’è un altro caso, fuori dall’Europa, in cui la cittadinanza è stata concessa a peso d’oro. Riguarda Friedrich Nottebohm, cittadino tedesco che nel 1955 ha pagato con i soldi guadagnati in Guatemala, dove si era trasferito, la cittadinanza del Liechtenstein. Lo scopo: evitare che i suoi beni venissero confiscati in quanto appartenente al Reich. La richiesta finisce alla Corte di giustizia internazionale che ritira la domanda di Nottebohm.
Che cosa accadrà questa volta? “L’unica cosa a cui fare appello Bruxelles è il leso ‘principio della leale cooperazione’, previsto dal Trattato di Lisbona”, aggiunge Favilli. Il principio in sostanza prevede che gli Stati membri tengano conto delle conseguenze delle loro scelte sul resto della comunità. “Quando Malta vende il suo passaporto, vende la cittadinanza europea e la possibilità di muoversi, che non le appartiene in modo esclusivo”, aggiunge la legale di Asgi. Fino ad oggi, la Corte di giustizia europea di Strasburgo ha premiato il diritto di scelta di ogni singolo Stato membro in tutti i contenziosi sulla concessione della cittadinanza. Che accada lo stesso anche in questa occasione?
A vendere i passaporti de La Valletta ci penserà Henley&Partners una società inglese specializzata in “soluzioni per la cittadinanza” che ha sede nell’isola di Jersey, un paradiso fiscale nello stretto della Manica.