L’irresistibile ascesa delle mafie

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Assistiamo un giorno sì e l’altro no a un’impresa delle tre sorelle mafiose (Cosa Nostra, Ndrangheta e Camorra campana) che dalle Alpi allo stretto di Messina percorrono in lungo e in largo la nostra bella penisola sequestrando,uccidendo o ancora più spesso taglieggiando  città come la capitale della Calabria (il consiglio della quale è stato sciolto per altri sei mesi),tenendo in ostaggio forze politiche che hanno consistenza  a livello regionale  o addirittura  nazionale.Tre anni il sindaco pescatore Angelo Vassallo del comune di Pollica in provincia di Salerno è stato ucciso a colpi di pistola nel settembre di tre anni e mezzo fa(il 5 settembre 2010) e ancora non si conosce il nome del killer che lo ha tolto di mezzo perché non si rassegnava all’aumento dello spaccio di stupefacenti che avevano invaso le spiagge dell’intera penisola salernitana.

E, come se  tutto questo non bastasse, leggiamo oggi sul rapporto annuale della Direzione Nazionale Antimafia di novecento pagine di testi e statistiche, firmato da Franco Roberti e consegnato al parlamento italiano  che lo stato di saluto delle grandi associazioni mafiose è ottimo e che le mafie nostrane  dispongono di molta  liquidità e per questa ragione sono in grado di corrompere funzionari e imprenditori, intervengono negli appalti nazionali e locali,hanno messo piede con le loro strutture bene organizzate in tutto il paese.

Ancora una volta è la Ndrangheta calabrese che ormai come la mafia siciliana ha una struttura unitaria con una sorta di “consiglio di amministrazione della holding criminale” che elegge al suo vertice il suo Presidente. Nelle tre regioni fondamentali per il loro traffico cioè Lombardia, Piemonte e Liguria ci sono le truppe e i luogotenenti dei boss:in Lombardia sono stati contati 15 gruppi e 500 affiliati ma sono calcoli ancora sommari e sulla base di indagini ancora in corso i numeri potrebbero essere ancora più corposi e impressionanti. Ma se dal nostro paese ci si allarga alle succursali e colonie che,restando molto legate alle case madri sono presenti nei paesi europei e in quelli americani, il panorama diventa molto più pericoloso e inquietante.

La diffusione della ndrangheta calabrese in Spagna  rivela che capisaldi della mafia del Reggino sono presenti a Madrid come a Barcellona,nelle Baleari come a Malaga, nel porto di Faro come ad Algeciras e a Fuengirola. E una situazione analoga si ritrova in Belgio dove le sedi ‘ndranghetiste che lavorano e concludono affari milionari o addirittura miliardari  in quel paese sono presenti ad Amsterdam come a Bruxelles, a Charleroi come a Genkc e un discorso analogo,tenendo conto delle diverse proporzioni del paese,si registrano anche nella vicina Svizzera da Lugano a Zurigo e da Lucerna a Basilea e a Ginevra e chi ha occasione,come a me è capitato non molto tempo fa, può accadere di stupirsi di trovare i cognomi calabresi più noti dell’associazione calabrese (da Licciardi a Fazzari,da Morabito a Mazzarella) presenti in un paese considerato ancora oggi in una parte ampia dell’opinione pubblica europea come al sicuro dalla penetrazione della mafia.

La verità è che lo stesso fenomeno si ritrova e vale anche per la mafia siciliana e per la camorra campana nell’America del Nord come in quella del Centro e di quella meridionale. La presenza delle associazioni italiane è forte ed estesa in particole nelle due americhe quantunque FBI e polizie tentino con scarso successo per ora di limitarne o impedirle la costante attività. In questo senso si può dire che una cosa è certa. Le cose non potranno migliorare se non cambieranno i metodi di lotta contro il fenomeno mafioso: non nel senso, sia chiaro, di ridurre o render meno efficace la repressione penale  e della magistratura ma piuttosto organizzando un’azione sul piano della mobilitazione culturale e dell’istruzione da impartire alle nuove generazioni. Su questo piano, purtroppo, negli ultimi anni non si è fatto nessun autentico  passo avanti.


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