“Il mio giornale è come la mia città, qualcosa di mio, la mia identità” scrive Bernard Pivot sul Journal du dimanche. Una considerazione che rende la crisi dei giornali oggi qualcosa di più grave della crisi economica di un qualsiasi progetto imprenditoriale. Così è per Liberation, il quotidiano fondato negli anni 70 fra gli altri da Jean Paul Sartre. Foglio identitario di una certa sinistra (snob secondo i detrattori), in buona salute negli anni della denuncia del Governo moderato di Sarkozy, oggi è in una crisi che sembra irreversibile. Vendite a picco, conflittualità interna, rischio chiusura. La proprietà ha presentato un piano di ristrutturazione drastico. In sostanza, dicono gli editori, il giornale “puro” ha fatto il suo tempo. Partiamo dall’assetto economicamente più consistente, il palazzo a un passo da place de la republique . Riduciamo organici e stipendi (meno 15 per cento, ma su base volontaria), confiniamo i giornalisti in uno solo dei molti piani dello stabile. Negli altri facciamo altre cose: uno studio tv, una radio, un incubatore per nuovi progetti internet, e all’ultimo piano un ristorante panoramico. La risposta della redazione è arrivata in prima pagina: “Siamo un giornale. Non uno studio tv, non una radio, non un ristorante”.
Conflitto totale della redazione con l’editore e anche con il direttore di cui si chiede la testa. Quella di Liberation è comune alla crisi di molta carta stampata. I giovani, pubblico privilegiato di Libe’, leggono sempre meno. Anche perché è facile trovare informazioni gratis su internet e in tempi di crisi pochi hanno denaro da spendere in edicola. E allora? Occorre sperare in un miracolo di creatività della redazione di Libe riunita in queste ore difficili per cercare la ricetta impossibile della sopravvivenza. E pensare che pochi mesi fa uno squilibrato era entrato sparando in redazione ferendo gravemente un giovane assistente fotografo. Voleva scagliarsi contro politica banche e giornali servi del potere. Più della pistola ha potuto la disaffezione dei lettori. Libe e’ sopravvissuta alle pallottole e rischia ora di morire in edicola.