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Legge elettorale: Art. 21, “impossibile senza risolvere conflitto interessi”

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“Il presidente del Consiglio Letta ha annunciato di voler presentare una proposta sul conflitto di interessi: si tratta di un proposito che condividiamo da oltre un ventennio e dunque non possiamo che apprezzare, ma non possiamo più accettare che sia usata come un espediente polemico, è una grande questione democratica, economica, industriale, la mancata soluzione del conflitto di intessi è stata la “trappola” che ha reso anomala la democrazia italiana, che ha inquietato le istituzioni internazionali, che ha alterato le libere competizioni elettorali”. Cosi’ il portavoce di Articolo 21 Beppe Giulietti ha spiegato oggi in conferenza stampa alla Camera, insieme al presidente, Roberto Zaccaria, e ai parlamentari Bruno Tabacci e Gennaro Migliore, le motivazioni che hanno portato l’associazione a presentare la richiesta di una serie di correttivi alla legislazione vigente del ’57.

“Al momento in cui si fa una legge elettorale non si possono non affrontare problemi collaterali essenziali e uno di questi e’ il problema del conflitto d’interessi o almeno il conflitto d’affari che riguarda i titolari delle grandi aziende che si presentano alle elezioni, soprattutto se sono nel settore dell’informazione – spiega Zaccaria – c’e’ una lacuna anche nella materia giurisdizionale, oggi un ineleggibile o un incandidabile secondo la legge Severino non avrebbe un giudice cui rivolgersi. Per questo sarebbe sufficiente  specificare nella norma che il titolare è sia la persona fisica che la persona giuridica, evitando cosi’ la distinzione tra titolarità e gestione”.

“Voglio vedere chi dentro il Pd non e’ d’accordo a introdurre una norma sul conflitto d’interesse, chiederemo che sui nostri emendamenti si voti a scrutinio palese” sottolinea Migliore. “In uno schema monocamerale con la complicazione del maggioritario, cosa finora mai vista, non si puo’ prescindere dal chiarire il conflitto d’interesse, soprattutto per tenere a bada le lobby – rileva Tabacci – la legge “democristiana” del ’57 sulla eleggibilita’ ha retto senza problemi di interpretazione fino al 1994, una ragione ci sara’, ma ora che Berlusconi e’ incandidabile ogni difficolta’ politica dovrebbe essere superata”. 

Alla iniziativa hanno dato, sin qui, la loro adesione Claudio Bressa, Paolo Gentiloni, Beppe Giulietti, Gennaro Migliore, Pino Pisicchio, Bruno Tabacci, Vincenzo Vita.


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