Un anno fa, sconvolti da quella morte che così presto se l’era portata via, avevamo detto: “Tania, ci mancherai.” E quanto è stato vero. Quanto ci è mancata… In questo anno di burrasche, il suo impegno, la voce di Tania, i suoi articoli, le sue parole affidate al web, il suo sorriso con la fossetta, ci sono mancati eccome. Tania Passa è stata una giovane colonna di Articolo 21, un’ amica generosa, una compagna di tante battaglie di libertà. Giornalista curiosa e intransigente, aveva un guizzo in più: una lente pulita con cui guardava la realtà. Tania era “senza scorza”. Non aveva rughe, non aveva polvere. Il suo pensiero era cristallino. Il suo coraggio era semplice: una virtù naturale.
Uno stile diretto e senza pregiudizi con cui ha scritto decine di articoli, contro le mafie e i vizi del potere.
L’abbiamo definita “una partigiana dell’ articolo 21”.
Nel senso profondo dell’ essere partigiani, che lei orgogliosamente rivendicava. Ricordo il suo essere donna, in prima fila per l’affermazione del principio di uguaglianza.
L’ultimo pezzo lo aveva intitolato: “Non c’è dibattito sul femminicidio”. Una critica durissima al modo in cui alcuni mass media trattano questo fenomeno, che ha assunto i caratteri di una mattanza.
“Non ci può essere dibattito con chi nega il femminicidio. Ci sono valori fondamentali che non si discutono” – scriveva Tania. Sosteneva che ci sono grandi certezze universali su cui non si può transigere. Come con il razzismo e con il nazismo -scriveva- anche con il femminicidio non ci può essere diritto di dibattito. Nè par condicio di opinione. È un reato e basta. Non si discute.
Un pezzo che è rimasto vivo, che continua a circolare in rete; che continua, nel suo piccolo, a fare scuola, in tutta la sua attualità.
Così era Tania. I suoi articoli vivevano di questa schiettezza.
E il suo impegno antimafia? Come un dovere naturale, come un chiodo fisso.
Nel 2007, giovanissima, era stata madrina di una proposta di legge sull’introduzione di un’ora di legalità nelle scuole.
Le aveva risposto, interessato, anche Romano Prodi. Ma l’ iniziativa finì arenata nelle secche della politica. E anche qui… Quanta attualità! Quanto sarebbe sacrosanto riprendere il filo di quella proposta, e rilanciarla nel suo nome…
“Ho proposto l’insegnamento dell’ antimafia nelle scuole perchè ho capito la linea delle nuove mafie. I padrini sono morti, le nuove generazioni mafiose ora puntano all’informazione. Ad avere le redini dei mass media, poiché così possono avere in mano la società ed i suoi umori. Così potranno oscurare quei fatti sui quali la mafia vorrà porre il veto del silenzio. Non a caso le minacce mafiose si sono estese ai giornalisti e agli scrittori. Lo scenario è agghiacciante, poiché di fronte allo “tsunami mediatico” di questo secolo siamo tutti fragili come fuscelli; se il controllo dei media dovesse passare nelle mani di Camorra, Mafia o ‘Ndrangheta, sarebbe finita la libertà sancita dalla nostra Costituzione. Non esiste altra soluzione che indirizzare lo Stato su una linea culturale specifica, che costruisca la piattaforma morale dei giovani nelle scuole, per consentire loro di difendersi anche dai linguaggi mafiosi. Io voglio che i ragazzi possano vivere liberamente e sognare.”
Questa era Tania. Lucida e visionaria; incazzata, ma con il sorriso.
Quel sorriso sempre acceso, perché lei e la vita erano una cosa sola. Tania e la libertà erano una cosa sola.
Ricordo il suo profondo antifascismo. Di quando, poco prima di morire, andò a via Tasso, nella casa della memoria, per trovare i documenti di suo nonno, che lì era stato fatto prigioniero dai tedeschi. E li trovò.
Era come se avesse trovato le sue radici.
Ricordo la sua passione, l’ abilità con le tecnologie e i nuovi media.
Il suo sorriso ogni tanto mi spunta su Facebook. La sua bella faccia del profilo è ancora lì. E mi fa male. Come un morso.
Mi ricorda di quanto sia stata breve la sua vita; di quanto è stato incompreso, poco valorizzato il suo pensiero.
Per questo, da quando è andata via, mi viene difficile entrare su Facebook. Mi dà fastidio.
Di lei ricordo le serate all’ “osservatorio dei tg”, ore di volontariato passate a registrare e commentare i tg della sera, negli anni opachi del minzolinismo e dell’informazione al guinzaglio.
“Tutto questo dovrà cambiare.”- diceva. E ci credeva.
Lo scorso anno Articolo 21 ha conferito a Tania Passa un premio speciale alla memoria, una targa consegnata alla madre. Un gesto bellissimo, segno di quanto Articolo 21 sappia essere “comunità”.
Bene. La butto là: che ne pensate di istituire un premio giornalistico intitolato a Tania? Rivolto, magari, ai giovani cronisti ed ai freelance, ai tanti ragazzi che vorrebbero impegnarsi per un’ informazione libera, davvero al servizio dei cittadini.
Sarebbe un modo per trasmettere i valori di una giornalista indipendente, di una coraggiosa interprete del nostro tempo. Di una partigiana dell’articolo 21 che se ne è andata troppo presto. Ma che, in qualche modo, ha continuato a stare in mezzo a noi.
(in allegato gli articoli di Tania su “femminicidio” e “mafia”)