Il giornalismo ‘’ragionato e d’ approfondimento’’ non è un monopolio della carta stampata. E poi “approfondimento” e “ragionamento” non sono sinonimi solo di analisi o commento.
‘’Esistono forme di giornalismo complesse e assai informative che possono darsi SOLTANTO in forma digitale o online: motori che calcolano le imposte per i cittadini; giornalismo dei dati dai quali estrapolare notizie e tendenze inespresse; video interattivi dei discorsi di personalità pubbliche con testo e verifica dei fatti contestuale; ecc. ecc.’’.
In un intervento sul suo blog, Giornalismo d’ altri, – di cui riportiamo un’ ampia sintesi – Mario Tedeschini Lalli coglie gli aspetti chiave, quelli più profondi, della vicenda del questionario online sulla deontologia promosso dall’ Ordine dei giornalisti.
Tedeschini Lalli parte da quell’ episodio per respingere le letture povere e stereotipate di una presunta contrapposizione fra carta e internet e per denunciare ‘’una cultura generalmente condivisa da giornalisti, politici ed opinion maker che si basa su assunti, su postulati che nessuno mette in dubbio: che “internet” sia per la “velocità” e la “superficialità”, mentre le altre forme di comunicazione – specie la stampa – sarebbero intrisecamente più rilassate e “profonde”.
E’ un punto cruciale nel dibattito sul futuro del giornalismo, a cui anche l’ Ordine – diciamo noi di Lsdi – dovrebbe dedicare una maggiore attenzione sia in termini di dibattito che di risorse.
Anche per cercare di rimuovere quegli ‘’archetipi culturali’’ radicati in gran parte della cultura giornalistica italiana che, per Tedeschini Lalli, ‘’vanno riconosciuti, svelati e ridimensionati, senza stancarci’’.
‘’Non perché – spiega – sia possibile sperare di convincere quelli che ne sono succubi, ma perché chi ne è fuori o ne è parzialmente fuori, non resti risucchiato dal senso comune che si tratti di verità autoevidenti. Non lo sono e spesso sono fesserie’’.
E dunque, incita Tedeschini Lalli, ‘’prendiamoli sul serio, prendiamoli sul serio! E’ sbagliato limitarsi all’indignazione o – peggio – al dileggio. Occorre rispondere punto per punto, non stancarsi di smontare e destrutturare ragionamenti e archetipi culturali dell’opinione giornalistico-politica che pensa di sapere che cosa sia l’universo digitale e non ne ha la più pallida idea. Come per la vicenda del primo corso di aggiornamento online proposto dall’Ordine dei Giornalisti che indica il pericolosissimo retropensiero che assegna al giornalismo “di carta” una funzione cognitiva superiore rispetto a “Internet” ”.
E aggiunge:
Ancora la scorsa settimana in un dibatitto a porte chiuse su internet con politici e regolatori, importanti (e giovani) rappresentanti delle istituzioni parlavano come di cosa ovvia della “immediatezza” e della “superficialità” della vita e delle relazioni in rete.
Abbiamo spiegato altrove che “superficialità” e “profondità” sono concetti e immagini che mal si applicano all’universo digitale, che non conosce le quattro dimensioni dell’universo analogico (altezza, larghezza, profondità, tempo). I percorsi conoscitivi nell’universo digitale sono percorsi reticolari, senza una direzione predefinita, essi possono essere percorsi “complessi” o “elementari” e portare a conoscenze “complesse” o “elementari”, non necesariamente profonde o superficiali. In questo senso anche il concetto di giornalismo di “approfondimento” se mai ha avuto un senso ora non ne ha più nessuno: si tratta di fornire al cittadino gli elementi per un proprio percorso conoscitivo sufficiente a formarsi una opinione informata. Che questo percorso debba e possa esaurirsi nei confini di una testata (sia pure online) è “innegabilmente” non vero.
Da lsdi.it