“Strappo di Grasso su Berlusconi”, lo definisce il Corriere, Repubblica dice, semplicemente, “Il Senato parte civile”. Sì ma, per il Fatto: “B torna padrone del Senato ma Grasso gli fa lo sgambetto”. E il Giornale si scatena: “Nelle mani del boia”, titolo. Occhiello “L’asse della ghigliottina” e a pagina tre “Grasso e Napolitano calpestano il Senato”.
Insomma, Grasso l’ha fatto, ha ascoltato il parere contrario di una maggioranza dell’ufficio di presidenza, che andava da tutte le destre fino a Scelta Civica, ma ha deciso lo stesso di costituire il Senato parte civile nel processo contro Silvio Berlusconi per la corruzione di De Gregorio, eletto nelle fila dell’Italia dei Valori ma passato alla destra in cambio di 3 milioni. “È un dovere morale” ha detto.
I commentatori non se l’aspettavano: “Così si rimette in discussione il dialogo sulle riforme” scrive Massimo Franco sul Corriere della Sera. Ma non è vero. Il bello della nuova condizione della nostra vita politica sta nel fatto che il Caimano è di nuovo l’uomo più potente della destra. Perché di lui non può fare a meno nessuno dei leader o delle camarille della destra. Dai fascisti ai legisti, al Nuovo Centro Destra a Casini, tutti intorno a Silvio. Dovevate sentirli oggi in Senato gli usignoli di questa bella armata Brancaleone.
Eppure Berlusconi torna un cittadino come gli altri. Non può più pretendere immunità o salvacondotti perché le larghe intese sono state sconfessate, perché Forza Italia può ben partecipare al processo legislativo per cambiare la legge elettorale o per superare il bicameralismo, ma se lo fa è per il suo piacere o per convenienza non perché detta legge in quanto grande elettore del Presidente della repubblica e del Presidente del Consiglio. È questa la differenza. Dopo la condanna definitiva, la decadenza, le primarie del Pd.
Naturalmente Berlusconi è quasi un cittadino come gli altri. Perché si è arricchito enormemente, grazie al suo ventennio al potere (e i soldi servono, specie se si vuol cancellare il finanziamento pubblico dei partiti), perché ha imbottito la Gazzetta Ufficiale di norme a protezione di corrotti e corruttori, e perché avrà sempre una schiera di parlamentari a difesa delle sue proprietà e dei suoi interessi.
Un solo esempio: il processo per corruzione di un senatore (reato praticamente accertato, visto che De Gregorio ha patteggiato la pena ammettendo di aver incassato il denaro), quel processo sarà prescritto nella seconda metà del 2015. Troppo presto perché si possa arrivare a sentenza definitiva. E questo perché i termini per la prescrizione partono non dal momento dell’accertamento del reato ma dal giorno in cui è stato commesso. Perché il tempo della prescrizione non si ferma dopo una prima condanna e nemmeno dopo la seconda. È una follia, questa cosa della prescrizione. Non favorisce solo Lui. I magistrati antimafia, per esempio, possono poco contro corrotti e prestanome delle mafie, se, magari per scelta del capo mafia, costoro non sono stati affiliati (ufficialmente) all’organizzazione criminale. Per loro, le pene sono, ovviamente, più basse che per i mafiosi, ma così il reato finisce sempre prescritto. L’Europa ci chiede da tempo di cambiare questa follia, ma approvare una legge in tal senso sarà molto, molto arduo.
L’altro titolo sui giornali di oggi suggerisce l’opportunità di un cambio della guardia a Palazzo Chigi. Renzi al posto di Letta. Scrive il Foglio: Banche, assicurazioni, fondazioni establishment in fermento “spingono Renzi a Rottamare Letta”. Il Presidente della Repubblica, però, non sarebbe d’accordo. Infatti ieri ha chiesto “continuità” nell’azione di governo. Repubblica conclude “Da Napolitano stop a un governo Renzi”. Io non credo che Renzi abbia voglia di sostituire ora l’amico Letta. Farebbe un regalo a Berlusconi, il quale potrebbe usare la (facile) opposizione a un governo con numeri risicati per contare di più al tavolo delle “riforme”. E darebbe corda anche ai 101, ai governisti a ogni costo del Pd, i quali riprenderebbero fiato, offrirebbero subito i loro servigi al nuovo leader in cambio di promesse per la loro carriera in pericolo. Ma è un fatto che il governo Letta sembra in preda a un vero e proprio cupo dissolvi. Staremo a vedere. Scappo, Per una volta corro in Tv, a L’aria che tira, con Mirta Merlino