Rocco Hunt, il giovane rapper salernitano che si è appena aggiudicato la vittoria tra le nuove proposte al festival della canzone di Sanremo, ama definirsi un “poeta urbano”, epiteto che ha poi dato il titolo al suo primo disco (etichetta Sony) inciso lo scorso anno. Le sue capacità avevamo avuto modo, per l’appunto, di ascoltarle già con questo lavoro e poi, per chi risiede in Campania, grazie al programma radiofonico indipendente, La Radiazza (trasmesso dalle frequenze di Radio Marte), condotto dallo speaker Gianni Simioli che ha sostenuto con forza questa nuova voce. Così Rocco, a soli diciannove anni, giunge a Sanremo con le idee ben chiare. Presenta il brano “Nu juorno buono”, una buona giornata, che non lascia spazio a dubbi.
Con il nuovo linguaggio dei rapper “Che sanno parlare ai ragazzi” senza timori reverenziali converge, anche con la musica, l’attenzione nazionale sulla Terra dei Fuochi, il dramma dei rifiuti tossici interrati in Campania che ha visto sedere allo stesso tavolo imprenditori del nord Italia, camorristi e politici corrotti un’orchestra abilmente amalgamata da lungimiranti massoni. Ma i temi che Rocco mette sul piatto della bilancia sono anche altri, e mai frutto di un’esigenza commerciale.
L’identità, perché “il mio accento si deve sentire”, il lavoro, “la mia gente non deve partire”, la violenza “che è sempre stata l’arma degli stupidi”, ed infine volge lo sguardo alla realizzazione di una vera unità nazionale, “eliminate quella linea che divide nord e sud”. Solamente una canzone? Tutt’altro. Da sempre sostengo che la melodia che nasce al sud, che le voci partenopee o che dalla tradizione musicale napoletana attingono per poi crescere, rappresentano qualcosa in più che semplici parole ritmate dalle note di un pentagramma. In questi anni così difficili, dove i governi non sono più l’espressione della volontà popolare, alle Camere siedono dei semplici nominati, i programmi politici non sono il frutto di un confronto democratico, ma i punti di un trattato scritto da poteri forti internazionali il brano di Rocco Hunt si offre come un ricco manifesto programmatico. Suggerisco al nuovo esecutivo di larghe o strette intese di attingere da queste parole trionfatrici a Sanremo. Così tra qualche anno potremo veramente cantare per tutti quanti: E’ nu juorno buono.