Ieri ho scelto “A carte scoperte”, come titolo del Caffè.. Bene, le carte ora sono sul tavolo. Matteo Renzi è andato in Sardegna, a sostenere Pigliaru, candidato presidente alle prossime regionali. Tanta gente, un migliaio di persone rimaste fuori, in piedi. Un modo per dire che il sindaco segretario non teme elezioni politiche. Poi, in aeroporto, mentre cercava affannosamente la carta d’identità senza la quale non avrebbe potuto prendere il volo low cost per casa (è possibile che sia tutto vero, ma se fossimo in America, penserei a una trovata del marketing!) ha snocciolato agli inviati dei giornali le tre possibili strade della politica.
«Guardi, abbiamo davanti a noi tre schemi. Il primo è quello di andare avanti con il governo Letta, che dura 18 mesi. Seconda soluzione: si va alle elezioni, o col Consultellum o con l’Italicum. Terza ipotesi, la legislatura va avanti fino al 2018 con un progetto totalmente diverso: in quel caso si tratterebbe di fare non la riforma elettorale, ma la riforma dell’Italia». Esaminiamoli tutti e tre, questi schemi di gioco, cercando di capire, in ciascuno dei casi, a quali giocatori Renzi si riferisca e come lui stesso intenda giocare.
Primo. Sappiamo che Enrico Letta domani andrà al Quirinale e finalmente dovrebbe dire se intenda restare a Palazzo Chigi, con quali alleati e con che programma. Il tempo della melina, insomma, è scaduto. Non potrà più attendere, mediare tra Pd e altri soggetti di governo, né mettersi la faccia d’occasione e dare, controvoglia, il benservito ai ministri in partenza (“me lo hanno chiesto!”), né farsi indicare i sostituti in modo che gli portino in dote l’appoggio di potenti mandatari (Renzi, in primo luogo). Al punto in cui siamo, o Letta si assume qualche responsabilità e rischia, o è cotto. Renzi, spietato, commenta “Era ora”.
Secondo “schema”. Se qualcuno considera questa diarchia (Letta al governo con Alfano, Renzi che lavoro alle riforme con Berlusconi) non possa reggere, allora perché non chiede elezioni? Civati lo ha fatto, anzi lo fa da tempo. I sostenitori di Cuperlo alle primarie non proprio, ma certi mal di pancia sembrano portare a quella soluzione. C’è naturalmente lo scoglio Napolitano, ma Renzi butta lì un’altra domanda: come andare al voto? Con la proporzionale pura con preferenza, licenziata dalla Consulta? Oppure con l’Italicum da ingoiare senza fare gli schizzinosi? Tutti rimuginano, molti calcolando le convenienze.
Intanto Berlusconi svela la sua voglia di far prima le Europee (ha definito l’euro “una moneta straniera”) e Feltri scrive: “Il Cavaliere preferisce attendere ancora un annetto prima di misurarsi col voto politico, al fine di riorganizzare, nel frattempo, Forza Italia e di conoscere la decisione dei giudici in merito alle modalità con cui egli dovrà scontare la propria condanna per la nota vicenda giudiziaria”. Lo sospettavamo, ora ce lo dice Vittorio Feltri. Aggiungo che anche quel mondo che si muove a sinistra del Pd, da Vendola a Micromega, dovrebbe preferire un rinvio delle politiche, in modo da confrontarsi prima sul terreno più favorevole delle Europee, con un candidato come Tsipras
Il Terzo “schema” lo avevo raccontavo già ieri. Senza più il Senato, con una legge elettorale che affida la scelta dei candidati essenzialmente a Renzi, a Berlusconi e a Grillo, nei corridoi dei passi perduti cresce il panico, la paura del grande nulla pronto a ingoiare un migliaio di destini individuali. Ecco che nasce l’idea del baratto: “Matteo, votiamo tutto quel che vuoi, Italicom, Senato dei Sindaci, Jobs act, ma tu garantisci la durata della legislatura, mettici la faccia, vai a guidare il governo”. I “Retroscenisti” dei grandi quotidiani sostengono che questo sarebbe lo schema preferito anche del sindaco o almeno dei più stretti collaboratori: un governo Renzi “per riformare l’Italia”. Lui afferma il contrario. Feltri gli dà del “furbacchione, capace di mentire anche a se stesso”. Di una cosa sono sicuro, il Giocatore non batterà un ciglio in questa partita, se prima non glielo chiederanno Napolitano, la minoranza Pd, Alfano, SEL, un pezzo di 5Stelle e di Scelta Civica. E perfino Letta.
Quanto ai giornali, com’è? “Letta piange da Napolitano”, come scrive il Giornale, oppure “Letta sfida Renzi sul governo”, Corrirere della Sera? E Renzi? “Tre strade per Palazzo Chigi”, Repubblica, oppure “Nuovo governo, se vogliono basta dirlo”, Stampa? Fate voi. Cercando la carta d’identità per prendere il suo volo low cost per Pisa- Firenze, il giocatore ha detto: vedo. Tocca ai “duri” giocare.