Quello che è successo ieri al quotidiano “L’Ora della Calabria” è la cifra di ciò che accade spesso nell’informazione calabrese. Eccezion fatta per alcune coraggiose testate online, blog o settimanali, editori delle principali testate cartacee o radiotelevisive, cercano di vivacchiare evitando per quanto possibile qualsiasi conflitto con la politica locale. Così la notizia del coinvolgimento del figlio del senatore ex Pdl oggi Ncd ed ex sottosegretario all’economia del governo Berlusconi Tonino Gentile (quello che nel 2008 poco prima delle elezioni politiche se ne uscì con la frase: “Se vinceremo noi alla Rai non faremo prigionieri”.), in un’inchiesta su incarichi all’azienda sanitaria locale, non doveva trovare spazio su nessun quotidiano, soprattutto in una fase dove il senatore potrebbe ricevere l’investitura a sottosegretario (si parla addirittura del Ministero della Giustizia) nel costituendo Governo Renzi. “Ultimata la lavorazione del giornale – scrive il direttore de L’Ora della Calabria Luciano Regolo – l’editore mi ha chiesto se non fosse possibile ritirare dalla pubblicazione l’articolo relativo all’indagine in corso sul figlio del senatore Gentile, al quale sono contestati i reati di abuso d’ufficio, falso ideologico e associazione a delinquere nel caso Asp (si tratta di un’inchiesta che vede come principale indagato il direttore generale dell’azienda sanitaria di Cosenza n.d.r). In particolare – prosegue il direttore Regolo – l’editore Alfredo Citrigno mi faceva notare che nessun sito degli altri quotidiani calabresi (ad eccezione del settimanale “Il Corriere della Calabria” n.d.r.) dava questa informazione”. Fermiamo per un attimo il racconto del Direttore. Da notare che l’Editore più che essere interessato di avere una notizia in esclusiva è preoccupato dal fatto che le altre testate non riportino quella notizia, segno tangibile delle tante anomalie dell’informazione calabrese. La conferma infatti arriva nel prosieguo della ricostruzione di tutta la vicenda che ne fa il Direttore Regolo, quando entra in scena il terzo uomo, tal Umberto De Rose, stampatore del giornale “L’Ora di Calabria” già Presidente della Confindustria regionale ed ora Presidente della holding della Regione Fincalabra s.p.a. . De Rose, sempre secondo la ricostruzione di Luciano Regolo, chiama l’Editore Citrigno e si offre come mediatore della famiglia Gentile, “facendo ulteriori pressioni – è sempre Regolo a scriverlo – per convincerlo a non pubblicare la notizia, ricordandogli che “il cinghiale, quando viene ferito, ammazza tutti” e che Tonino Gentile sarebbe potuto diventare sottosegretario alla Giustizia “quindi – spiega De Rose all’Editore – se vede che solo tu pubblichi questa notizia poi qualche danno te lo fa”. Non solo, secondo Regolo, De Rose avvisa Citrigno che i Gentile avevano la certezza che gli altri quotidiani non avrebbero riportato la notizia. Fatto sta che il Direttore del giornale non fa alcun passo indietro, conferma la pubblicazione della vicenda “perché l’articolo era ampiamente documentato e corredato delle opportune verifiche” e minaccia dimissioni in caso di ulteriori pressioni. Stranamente poco dopo tale conferma, viene comunicato dalla stamperia De Rose che a causa di un guasto alle rotative il quotidiano, il giorno seguente, non potrà essere in edicola. Dunque per stare alle parole del presidente dell’Ordine regionale Giuseppe Soluri questi fatti rappresentano “plasticamente la situazione di difficoltà, di debolezza e, in qualche caso di degrado in cui si muove l’editoria calabrese”. Degrado di cui sono stati vittime bravissimi colleghi come Lucio Musolino licenziato e poi reintegrato dal Tribunale del lavoro proprio a L’Ora della Calabria, a causa delle sue inchieste sulla Giunta regionale in particolare sul Presidente Scopelliti; i colleghi Antonino Monteleone del programma Piazza Pulita de La7 e Giuseppe Baldessarro del Quotidiano della Calabria, vittime di attentati ed intimidazioni, o ancora la vicenda, ancora tutta da chiarire, del collega Alessandro Bozzo, suicidatosi lo scorso anno dopo aver ricevuto la lettera di licenziamento sempre dal quotidiano L’Ora della Calabria. Un degrado quello calabrese su cui tenere sempre accesi i riflettori dell’informazione, affinché il diritto ad essere informati possa fare da argine ai soprusi di qualsiasi clan, sia di famiglie politiche che mafiose.