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Deleghe sociali, è l’ora dei ripescaggi. Le associazioni chiedono più risorse

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Tra le ipotesi le Pari opportunità all’ex viceministro Guerra, e l’assegnazione a Kyenge delle stesse deleghe gestite con Letta, ma per le associazioni occorre dare loro le risorse necessarie per portare avanti gli incarichi. Su droghe e azzardo l’aut aut del Cnca: “Renzi dia un segnale di discontinuità”

ROMA – Sulle deleghe sociali, per le voci di corridoio, oggi è il giorno dei “ripescaggi” dalle schiere del governo Letta, ma di certo non c’è ancora nulla. Due i nomi su cui insistono le ipotesi: l’ex ministra per l’Integrazione Cécile Kyenge e l’ex viceministra al Lavoro e Politiche sociali Maria Cecilia Guerra. Secondo le indiscrezioni, per la titolare dell’Integrazione potrebbe vedersi assegnato un incarico da viceministro o sottosegretario mantenendo i compiti affidati da Letta (integrazione, servizio civile, adozioni internazionali). Di ufficiale, però, ancora nulla, ma per le associazioni potrebbe essere un’opportunità da non lasciarsi sfuggire. Per Filippo Miraglia, responsabile immigrazione Arci, infatti, se dovessero essere confermate le voci sarebbe “un passo in avanti”, rispetto a quello indietro commesso dal governo Renzi nel sopprimere lo stesso ministero per l’Integrazione. Tuttavia Miraglia mette in guardia l’ex sindaco di Firenze da “operazioni vetrina”. Per l’Arci, infatti, a chi si occupa di integrazione servono soprattutto risorse. “Saremmo contenti e soddisfatti di un reincarico alla ministra Kyenge – ha spiegato Miraglia -, ma sarebbe opportuno che questo incarico fosse accompagnato da una modifica degli strumenti e delle risorse per consentirle di ottenere qualche risultato”.

Sull’ex viceministro Guerra, invece, circolano voci su una delega alle Pari opportunità anche se la diretta interessata dichiara di non saperne nulla. “So che il mio nome circola – ha affermato Guerra durante un convegno di Telefono Rosa oggi a Roma – ma non mi è stato comunicato niente”. A chiedere la riconferma dell’ex viceministro anche la presidente di Telefono Rosa, Gabriella Moscatelli. Anche in questo caso, però, sono le risorse il vero nodo da sciogliere. “Quello che chiediamo è che lo staff di chi si occuperà di queste tematiche e che sarà delegato ad operare sul tema, venga rimpolpato e abbia maggiori poteri – ha affermato Moscatelli -. Insomma di dare una delega vera nei fatti”. Per Moscatelli, però, non avere un ministro per le Pari opportunità significherà arrivare al semestre europeo dell’Italia “azzoppati” su queste tematiche.

Sulle deleghe alle politiche antidroga e sul gioco d’azzardo arriva l’aut aut del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza. Per don Armando Zappolini, presidente del Cnca e portavoce della campagna contro i rischi del gioco d’azzardo “Mettiamoci in gioco”, sui due temi è tempo di cambiare rotta. “Da Renzi aspettiamo un segnale vero – ha spiegato Zappolini -, fatto di nomi e cognomi e nel segno della discontinuità”, altrimenti il rapporto col nuovo governo “diventa subito difficile”. Una svolta, spiega Zappolini, che tolga all’ex sottosegretario all’Economia, Alberto Giorgetti, la delega ai giochi. Sulle droghe, invece, ad indicare la strada ci sarebbe la sentenza della Consulta. “Annullando la Fini Giovanardi – ha aggiunto Zappolini – ci dice che il tempo ormai è maturo perché anche sul Dipartimento antidroga e sulle politiche delle droghe ci sia un segnale forte di discontinuità”. Sul tema è intervenuto anche don Luigi Ciotti, presidente di Libera, a margine della presentazione della diciannovesima Giornata della memoria e dell’impegno civile, dedicata alla vittime di mafia, che si svolgerà il 22 marzo prossimo a Latina. A Renzi, don Ciotti ha chiesto “Meno parole è più fatti”, mentre sulla scelta dei sottosegretarie e delle deleghe sociali ha chiesto che ci siano “persone che siano realmente competenti”. Al presidente del Consiglio, don Ciotti ha affidato poi un ultimo memorandum che riguarda il piano realizzato dal governo Letta sui beni confiscati. “Il governo Letta, dopo mesi e mesi di lavoro insieme, aveva realizzato un dossier che migliorava tutti gli aspetti sulla confisca dei beni e sugli interventi a favore dei familiari delle vittime di mafia – ha aggiunto don Ciotti – si doveva fare un decreto ma tutto si è bloccato. Chiediamo quindi a Renzi di prendere questo pacchetto, così com’è, e di renderlo subito operativo”.(ga)

Da redattoresociale.it


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