“…Osservate gli uccelli, essi non seminano, non mietono e non raccolgono in granai: è il Padre nostro che li nutre così come fa crescere la magnificenza dei gigli…”. Questa è la parabola della Provvidenza secondo il Vangelo di Matteo. Quella secondo Enrico andrebbe studiata un po’ di più, pur riconoscendogli l’umiltà nel non arrogarsi la pretesa d’essere Vangelo come invece pretendeva quellolà che si credeva addirittura l’unto e oggi padre della Patria (mentre lo stanno processando per voto di scambio dopo una condanna per frode). La provvidenza cui si riferisce oggi il premier potremmo pur condividerla se non fosse che la maggior parte degli italiani di buona volontà è da mo’ che è data in pasto ad avvoltoi e ad altri uccelli predatori e, anziché la purezza dei gigli, si trova a dover subire le voglie di piante carnivore. Il punto quindi sta nel fatto che è ‘sta robaccia qui che s’è succhiata tutta la provvidenza a disposizione: quella nostra che ci appartiene per diritto (non necessariamente divino) e noi stessi in proprio diventati di loro proprietà…