di Rino Giacalone
In manette per corruzione, agli arresti domiciliari, da questa mattina, il sindaco di Calatafimi Segesta, l’imprenditore Nicolò Ferrara di 57 anni. E’ indagato anche per falso, turbativa d’asta e abuso d’ufficio. Lui stesso sentito nelle scorse settimane dai pm della Procura di Trapani, Trinchillo e Belvisi, ha ammesso di aver preso 3 mila euro da un imprenditore di Calatafimi, soldi, ha detto serviti per fare beneficienza, poi ha anche cambiato versione, ha sostenuto che li ha usati in parte per saldare propri debiti. Le intercettazioni e il racconto dell’imprenditore che ha sborsato il denaro, Francesco Fontana, anche lui di Calatafimi, hanno convinto i magistrati che la bustarella doveva servire ad agevolare Fontana a vincere un’asta pubblica per l’aggiudicazione di automezzi di proprietà comunale messi in vendita. Solo che poi a quell’asta è comparsa un’altra offerta e a quel punto Ferrara, intercettato, è stato ascoltato disperarsi per come bloccare quell’asta e mantenere la parola data in cambio di denaro sonante. Nell’indagine in totale sono 11 gli indagati, tra questi due imprenditori palermitani, Ettore ed Enrico Crisafulli, padre e figlio, di 69 e 32 anni, accusati di intestazione fittizia di beni.
La loro impresa, la Simaco, mentre svolgeva lavori in un appalto a Calatafimi, ha subito pressioni per assunzione di manodopera, proprio partendo da questa vicenda la squadra Mobile di Trapani è risalita al malaffare che si anniderebbe dentro al Comune di Calatafimi. Ma i due Crisafulli non hanno evitato i guai. Ettore, ex collaboratore di giustizia, idnagato per vicende di mafia palermitana negli anni 90, si era premurato di tornare in affari intestando a terzi la sua impresa. A tradirlo è stato però, non si sa se volontariamente o meno, il figlio che ha fatto finire nella posta elettronica di un poliziotto, uno di quelli che stava indagando sui fatti di Calatafimi, una mail dove svelava le malefatte del padre, i prestanome, le truffe che stava preparando. Crisafulli jr per tentare di salvare il salvabile poi si premurò di chiamare quel poliziotto per chiedergli di gettare quella mail…”è partita per colpa di un virus…”. Stamane oltre agli arresti i poliziotti della Mobile di Trapani diretti dal vice questore Giovanni Leuci hanno eseguito 11 perquisizioni domiciliari e personali in Calatafimi-Segesta, Palermo, Roma e Salaparuta.