Paolo Miggiano
Non era troppo affollata l’aula Magna del Dipartimento di Matematica e Fisica della Seconda Università di Caserta il pomeriggio di un piovoso 3 febbraio, anche se l’occasione era una di quelle uniche in una città distratta come Caserta. Ancora una volta un’occasione persa per questa città che non è stata capace di stringersi intorno alle sue persone migliori. Questa volta era l’occasione per dimostrare l’affetto ad un uomo che a Caserta ed alla sua provincia ha dato davvero molto. Chi è quest’uomo? Monsignor Raffaele Nogaro, il Vescovo emerito di Caserta, che per un trentennio ha guidato la Chiesa di Sessa Aurunca prima e di Caserta poi. L’occasione era data dalla cerimonia di consegna a Monsignor Raffaele Nogaro del Premio Internazionale per la Pace e i Diritti Umani. Un premio promosso dall’Associazione di volontariato del “Movimento Internazionale per la Pace e la Salvaguardia del Creato – III Millennio”, presieduta dalla testimonial ed artista per la Pace Agnese Ginocchio (che da Nogaro ha imparato la strada dell’impegno civile), con il patrocinio della Regione Campania e della provincia di Caserta e sostenuto dal Dipartimento di Matematica e Fisica della SUN, con l’adesione di Pax Christi Caserta.
A festeggiare Monsignor Raffaele Nogaro c’erano però tutti quelli che in questi anni di azione pastorale non gli hanno mai fatto mancare l’affetto e la partecipazione. Al tavolo dei relatori si sono susseguiti in tanti (Adriana D’Amico, ex assessore al comune di Caserta; Corrado Caiola della LIDU; Luigi Tamburro, Presidente Banco delle Opere di Carità; Stefano Angelone di Pax Christi Caserta; Daniela Volpecina in rappresentanza dell’associazione dei giornalisti casertani Trenta Righe; Antonio D’Onofrio, Direttore del Dipartimento Matematica e Fisica), mentre Monsignor Nogaro era seduto nella prima fila della platea ad ascoltarli, a non perdere nessuna parola ed a schermirsi davanti agli elogi che non sono mancati. Lui, uomo schivo, per niente incline, a differenza dei suoi colleghi di confessione, alle occasioni mondane, è rimasto lì fino alla fine, nonostante la sua età e le sue condizioni di salute.
Preciso e puntuale è stato l’intervento dello storico della Chiesa, prof. Sergio Tanzarella, il quale ha voluto sottolineare come i trent’anni di episcopato di Monsignor Nogaro nella provincia di Caserta siano stati particolarmente difficili, perché caratterizzati da un impegno che è stato distante da quello dei suoi confratelli. L’esortazione apostolica di Papa Francesco enuncia parole nuove, che per noi casertani, che abbiamo accompagnato l’episcopato di Nogaro, sono parole che abbiamo già vissuto. Ciò che oggi Papa Francesco sta pensando per la Chiesa, noi qui a Caserta, con Monsignor Nogaro, lo abbiamo già vissuto e sperimentato. Tanzarella ha poi ricordato come il prelato casertano, venuto dalla terra del Friuli, sia stato osteggiato attraverso forti resistenze, calunnie e persino lusinghe e minacce di trasferimento. Nogaro è stato un uomo decisivo per la nostra provincia. Qui siamo di fronte ad uomo che, per sensibilizzare sul problema dei rifiuti, si è fatto chiudere in una discarica. Un prete contro l’effimero delle cose e le mondanità, le cerimonie e i cerimonieri. Tanzarella, nel suo appassionato discorso, ha tracciato il profilo di un vescovo senza anello, senza zucchetto pastorale, senza trionfalismi, senza autista, senza automobili, senza scorte e ausili vari. Un prete considerato un impedimento all’azione missionaria da una nomenclatura che si illude di poter creare una “cittadella altra”. Egli è stato un pastore che è stato dietro, in mezzo ed all’occorrenza davanti alla sua gente. E molto spesso è stato davanti proprio perché nella nostra provincia è mancato qualsiasi punto di riferimento. Il suo, ha proseguito Sergio Tanzarella, è stato un episcopato disorganizzato dal punto di vista delle strutture, ma impegnato ad arrivare a tutti. Ha ricordato poi come, andando in giro per l’Italia, spesso la gente dice di guardare a Monsignor Nogaro come esempio di resistenza. Tanzarella ha voluto ricordare come Nogaro e pochi altri siano stati isolati, disprezzati e condannati all’interno della Conferenza Episcopale, per la loro posizione sulla guerra e sulla pace. Nell’episcopato di Nogaro non c’è stata nessuna questione singola o collettiva che non abbia trovato ascolto. Egli ha svolto un ruolo di supplenza in assenza di qualsiasi governo. Ed ancora, Tanzarella ha voluto ricordare la meraviglia dei signori prefetti di Caserta quando il Vescovo non si presentava in Prefettura in occasione delle visite dei ministri come Scotti, Gava e Cirino Pomicino: non ho nulla da chiedere a persone come queste – diceva – ma la mia Chiesa è sempre aperta a chiunque. E questo ha rappresentato una rottura con certe logiche agli occhi di chi era abituato a certi cerimoniali. A conclusione del suo discorso, Tanzarella, nel sottolineare che Nogaro non è mai stato un prete da aeroporto, ha voluto ricordare ad una certa antimafia di maniera, che oggi è tutta impegnata a ricordare la figura di Don Peppe Diana, che Nogaro fu l’unico vescovo a difendere il prete abbandonato e massacrato dalla camorra.
Poi è stata la volta di un’altra bella persona che come Nogaro è venuta da lontano a vivere e a lottare a Caserta. È una donna minuta, una energica e piena di speranza. Il suo nome è Suor Rita Giarretta che ha voluto ricordare come le Suore Orsoline e le donne immigrate sottratte alla tratta degli esseri umani abbiano trovato in Nogaro un padre innamorato di Cristo e del Vangelo, che le ha incitate a farle crescere ed a farle fare la rivoluzione della tenerezza. Egli, ha concluso Suor Rita, ci ha insegnato ad essere donne aperte a tutti ed a osare la speranza.
Ed infine lui, il padre Vescovo dei casertani onesti ed impegnati è chiamato a sedere al tavolo dei relatori. Lo raggiunge con fatica e con passo incerto. Sono commosso, esordisce, per le belle parole e per la benevolenza nei miei confronti. Vorrei abbracciarvi e dirvi grazie ad uno ad uno. Non meritavo premi. Non sono mai andato a ritirarli, ma ho voluto accettare questo premio perché nella sua motivazione c’è la parola pace, che è il nome laico del Vangelo. La guerra, ha aggiunto il presule, è un assurdo e rappresenta la pazzia della ragione umana. La pace non si trova, la pace c’è se noi la facciamo. Non ci può essere Chiesa se non c’è la piena condanna della guerra. Oggi il Santo Padre si è scagliato contro la guerra ed ha detto ai grandi del mondo: non dite che si fa la guerra per gli ideali. Dite piuttosto che la guerra si fa perché occorre favorire il commercio delle armi. Un Papa che finalmente dice queste parole è un Papa fuori dalla Chiesa che parla alla coscienza dell’uomo. Sono parole quelle di Papa Francesco, questo meraviglioso Papa, e di monsignor Nogaro che piacciono anche ai laici o ai quasi atei come me. Si “quasi”, perché se non lo siamo del tutto lo dobbiamo a uomini come Monsignor Raffaele Nogaro che ci insegnano a volare con le ali di aquile contro la guerra e diritti umani.
La manifestazione si è conclusa con la consegna a Monsignor Nogaro del premio e ricevendo la nomina di Presidente Onorario dell’Associazione Movimento Internazionale per la Pace e la Salvaguardia del Creato – III Millennio.