Per una volta, come ha dichiarato Franco Siddi, segretario della federazione della stampa, hanno vinto il buon senso e il diritto di cronaca. Ci riferiamo alla brutta vicenda dell’oscuramento di alcune inchieste del quotidiano on line umbro Tuttoggi.info, disposto dal tribunale di Spoleto per bloccare la pubblicazione di alcuni stralci di intercettazioni telefoniche relative alla locale Banca popolare. A giudizio del tribunale, e su richiesta del Gip, la pubblicazione di quei testo avrebbe potuto turbare il sereno pronunciamento della Corte.
Il materiale acquisito dal direttore Carlo Cesaro e dal suo collega Massimiliano Sbardella, vicedirettore del Giornale dell’Umbria, per altro non era neppure secretato, anzi era già stato consegnato alle parti e per di più aveva persino quei requisiti di pubblico interesse che, a giudizio della corte europea, rende possibile, anzi doverosa anche la pubblicazione di testi secretati.
La decisione di oscurare e sequestrare ha suscitato una giusta ed immediata reazione da parte del Sindacato, dell’Ordine, delle associazioni che hanno a cuore l’articolo 21 della Costituzione, e, per fortuna, lo stesso tribunale del riesame ha respinto il provvedimento e ha dato il via libera alla pubblicazione delle inchieste, nella loro interezza.
Eppure non ci sono ragioni per festeggiare e per considerare chiusa la partita. L’episodio di Spoleto non è affatto isolato e la voglia di “oscuramento” non si è mai spenta. Il tribunale di Pescara ha appena condannato al pagamento di una sanzione, ancora da determinare, la giornalista Tiziana Poeta che, sul Messaggero, aveva ricostruito le ragioni di un suicidio, ricordando che la vittima era stata coinvolta anche in un caso di pedofilia ai danni della nipote minorenne.
Per evitare la possibilità di rendere riconoscibili i protagonisti, la cronista aveva addirittura cambiato nomi, paesi, rendendo il tutto ” Anonimo”, ma la condanna é arrivata lo stesso per violazione delle norme sulla riservatezza e sul diritto alla privacy. In questo caso, come in quello di Spoleto, siamo in presenza di interpretazioni inedite, di applicazioni estensive delle norme. Di paradosso in paradosso si potrebbe arrivare, per via giudiziaria, ad una progressiva alterazione del diritto di cronaca. Per queste ragioni sarà bene tornare ad illuminare l’iter del testo della legge sulla diffamazione già approvato dalla Camera ed ora pronto per il voto del Senato. Quel testo ci appariva debole ed insufficiente già prima di questi ultimi episodi, a maggior ragione ora. Ancor prima di inasprire le sanzioni, sarà il caso di eliminare dai codici tutte quelle norme figlie dell’oscurantismo e che rendono possibile gli oscuramenti, altrimenti, forse non avremo una legge bavaglio, ma sicuramente avremo tante norme ” Bavaglino”, con tanti saluti a quello che resta dell’articolo 21 della Costituzione.
* da “Blitz Quotidiano”