Pene che vanno dai 4 anni ai 3 anni e due mesi di reclusione sono state chieste a Catania dal sostituto procuratore Giuseppe Sturiale al termine della requisitoria davanti ai giudici della terza sezione del Tribunale nel processo ad otto persone su presunti casi di inquinamento ambientale nella Facoltà di Farmacia del capoluogo etneo che, secondo l’accusa, sarebbero stati provocati da sversamenti nei lavandini dei laboratori di composti chimici utilizzati per sperimentazione. I capi di imputazione vanno dal disastro ambientale all’omissione di atti d’ufficio.
“La vicenda dei laboratori dei veleni è sufficiente per domandarci quanto ciò che è successo a Catania sia un caso isolato oppure la punta di un iceberg”. Così commenta la vicenda Costanza Quatriglio, regista de “Con il fiato sospeso” il film inchiesta, trasmesso da Rai3 alcuni giorni fa, che affronta questo tema. “Proprio a Catania – prosegue la regista – durante una delle serate di presentazione del film, una professoressa del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche si è avvicinata commossa. Aveva capito che il film non è un attacco alla dignità professionale ma che, al contrario, è un omaggio alla dignità professionale perché la ricerca della verità non è altro che l’assunzione di responsabilità di fronte al proprio ruolo, in questo caso all’interno del mondo accademico. La ricerca della verità ha a che fare con la necessità, qualcosa che trascende la verità stessa perché è legata all’urgenza e alla passione che anima chi vuole far bene il proprio lavoro. Trattare in modo scandalistico o giustizialista la storia del processo per inquinamento nei laboratori di chimica del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università di Catania è il modo migliore per non ottenere alcun risultato e far chiudere a riccio sia i professori universitari, sia chi si occupa di sicurezza in quel tipo di laboratori. Al contrario, la complessità della questione impone ponderazione. Vorrei che da oggi in poi, insieme alle brutture, si mettesse in luce anche quanto c’è di buono, nella fatica di ogni giorno, nel faticosissimo lavoro di resistenza al depauperamento progressivo dell’università italiana. La chiave di lettura del film non deve essere confusa con il tema. Nei mesi scorsi ho parlato di tradimento dei padri e del ricatto subito dai giovani che, nonostante tutto, continuano a credere in ciò che fanno, lavorando con dedizione e amore, competenza e professionalità. Il valore paradigmatico o simbolico di questa storia non deve, però, farci dimenticare che la questione sicurezza è prioritaria e deve essere affrontata dal buon giornalismo. Nella sezione ‘le vostre storie’ del sito del film www.conilfiatosospeso.it continuano ad arrivare testimonianze di chi ha vissuto esperienze analoghe a quelle dell’autore del memoriale a cui il film è ispirato, Emanuele Patanè”. “Ora – conclude Costanza Quatriglio – è bene che questa riflessione diventi patrimonio comune, così come il film, adesso, appartiene a tutti e non solo a chi l’ha realizzato”.