Una bambina di 10 anni, impiegata come domestica a Lahore (Pakistan centrale), è stata selvaggiamente torturata e picchiata a morte giorni fa perché accusata dalla famiglia presso cui lavorava di avere rubato 100 rupie (0,70 centesimi di euro). La notizia, pubblicata la settimana scorsa dal Pakistan Daily Times, ha suscitato indignazione e la veemente reazione delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani secondo cui questo “omicidio” è solo “la punta di un iceberg” dello sfruttamento dei minori pachistani.
La piccola, di nome Irum, era la minore di tre figlie di Zubada Bibi, una vedova che aveva pensato di toglierla dalla
strada mandandola a servizio tre mesi fa in una casa di “persone per bene” di Lahore, per uno stipendio di 3.000 rupie (poco più di 20 euro) al mese.
La polizia, che ha registrato una denuncia per omicidio dopo la morte della bambina in ospedale, ha confermato che la padrona di casa ha confessato candidamente di averla legata e torturata per due giorni in presenza del marito e del figlio di 16 anni, fino a procurarle la morte, per “darle una lezione” riguardo al presunto furto. L’autopsia ha confermato che sul cadavere sono stati rinvenuti ben 23 segni di tortura.