Non hanno mai chiesto scusa ai familiari di Federico Aldrovandi, non hanno mai avuto l’atteggiamento di chi è dispiaciuto per aver tolto la vita ad un ragazzo

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Conosco Patrizia Moretti da tre anni quasi. E’ inutile raccontarvela, solo chi la conosce capisce di cosa parlo, di quanta bellezza viva dentro di lei. Sono quasi 3 anni che cerco di essere assolutamente diplomatica, di non esporre il fianco all’enfasi del dolore, che quando piango con lei cerco di stare calma, che quando parlo di suo figlio in giro per l’Italia respiro profondamente ed evito opinioni personali: mi limito ad esporre i fatti talmente vergognosi da bastare a raccontare quasi tutto. Sono quasi 3 anni che sto attenta a qualsiasi parola scriva o dica alle mostre di “Licenza di tortura”. Perché fino alla cassazione non si poteva dire a voce alta che Federico era stato ucciso. Non si potevano chiamare “assassini” i suoi aguzzini. E dopo la cassazione bisognava comunque essere cauti.
Bisogna sempre ricordare che essendo loro protetti da una divisa, (da un corpo più che militare, sostanzialmente armato) è meglio parlare a voce bassa, perché loro non hanno il coltello dalla parte del manico: hanno la legge, hanno i colleghi, hanno questure intere, hanno pm, hanno l’ignoranza  e il disinteresse della gente, hanno i giornali e i giornalisti, hanno le televisioni, hanno le serie tivvù, hanno i sindacati e le associazioni.
Sono quasi 3 anni che mi viene chiesto in continuazione il perché di un progetto come “Licenza di Tortura”. Ho sempre risposto che il motivo è stata una necessità di fare qualcosa, ma ogni singola volta avrei voluto guardare in faccia il mio interlocutore e chiedergli severa: “La domanda giusta è perché tu non stai facendo niente.”
Non ce la faccio più ad essere diplomatica, non ora che Monica Segatto, Enzo Pontani, Luca Pollastri e nientemeno che Paolo Forlani (colui che diede della faccia da culo a Patrizia dopo la Cassazione) ossia i 4 assassini di Federico sono tornati ai loro posti, di blu vestiti e armati.
Non ce la faccio ora che mi fanno troppo male le lacrime di Patrizia, le non-lacrime di Stefano, lo sguardo verso il cielo di Lino.
A loro chi ci pensa?
Sono 8 anni che chiedono una sola cosa. Non hanno espresso opinioni riguardo alla durata della pena, c’era solo una legittima richiesta: che i 4 fossero licenziati, che non fossero mai più messi nella posizione di poter rifare quello che hanno fatto.
Monica Segatto, Enzo Pontani, Luca Pollastri e Paolo Forlani hanno ucciso a bastonate un ragazzo di 18 anni. Hanno aspettato 6 ore per avvisare la famiglia, perché dovevano accordarsi. Hanno depistato, omesso, mentito. A causa dei depistaggi operati anche dai loro colleghi hanno avuto una condanna per un omicidio che di colposo non ha assolutamente niente. Sono stati condannati a 3 anni e 6 mesi, 3 anni sono stati indultati. Due di loro hanno scontato la pena rimanente ai domiciliari.
Non hanno mai chiesto scusa ai familiari di Federico, non hanno mai avuto l’atteggiamento di chi è dispiaciuto per aver tolto la vita ad un ragazzo.
In tutto questo, ora possono tornare a lavorare, e oltre al danno la beffa, perché sono nostri dipendenti e li paghiamo noi, li paga anche Patrizia, anche voi tutti, ma allora è possibile che non valga la nostra legittima richiesta?

Solo che in tutto questo io non ce la faccio proprio più ad essere politicamente corretta. Io non ce la faccio più a sostenere l’assenza della politica in questa faccenda, e anche l’assenza di chi non si preoccupa di quanto hanno fatto a Federico Aldrovandi.
Se non avete tempo di fare altro, almeno aiutateci a chiedere che questi 4 nostri dipendenti vengano licenziati. Fatelo sui social, fatelo via posta, fatelo con bandiere fuori dalle vostre case, fatelo con striscioni attaccati a deltaplani, scrivete canzoni, libri, film, diffondete il verbo, fate come vi pare ma smettetela di chiamarvene fuori perché è solo un caso che sia successo a loro e non a noi.

* fotografa, associazione Federico Aldrovandi


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