L’incontro spettacolare fra Renzi e Berlusconi ha suscitato sconcerto anche in quella parte dei media che, in tempi recenti, si sono spesi per sostenere la resistibile ascesa dell’uomo di Firenze. Si sono levate forti critiche (Renzi resuscita Berlusconi!) sull’opportunità e sulle modalità di questo incontro con il quale apparentemente è stato siglato un patto per la riforma elettorale e per le prossime riforme costituzionali. Critiche legittime e fondate che però si arenano sui particolari e non centrano il cuore del problema: ciò che dovrebbe fare scandalo è la “profonda sintonia” fra Renzi e Berlusconi sui temi istituzionali.
Dal sito del PD leggiamo: il segretario democratico ha parlato di “profonda sintonia tra le proposte del Pd e quelle discusse con Berlusconi, in particolare su tre temi, molto delicati ma capaci di dare una svolta: una riforma del Titolo V, con particolare attenzione alla semplificazione e il risparmio, una trasformazione del Senato in Camera delle autonomie, senza indennità né elezione”. Il terzo punto su cui Renzi ha raccolto la disponibilità di Berlusconi è quello delle legge elettorale, su un modello che punti, ha spiegato il segretario democratico, “alla governabilità, al bipolarismo, e che elimini il ricatto dei partitini”. Per quanto riguarda la sintonia sulle riforme istituzionali, Berlusconi ha precisato che: “si tratta di riforme che il centrodestra da me guidato ha sempre ricercato e che la nostra maggioranza aveva approvato in Parlamento già nel 2006, ma che fu la sinistra a vanificare attraverso un referendum”.
Forse qualcuno dovrebbe chiedere all’uomo di Firenze se la sua sintonia con Berlusconi si estenda fino al punto di apprezzare la riforma costituzionale del centrodestra che il popolo italiano ha cancellato con il referendum del 2006, ma il nodo fondamentale resta la sintonia sul modello elettorale. Orbene, un modello elettorale che punta al bipolarismo, a favorire la governabilità a scapito della rappresentanza e ad eliminare il ricatto dei partitini, in Italia l’abbiamo già sperimentato per tre legislature. E’ stato vigente, malgrado una fortissima insoddisfazione popolare, fino a quando il 4 dicembre dell’anno scorso la Corte costituzionale l’ha cancellato per l’evidente incompatibilità con i principi della democrazia costituzionale.
E’ evidente che Berlusconi e Renzi hanno visto la sentenza della Corte Costituzionale come fumo negli occhi e adesso concordano pienamente con l’esigenza di scrivere una nuova legge elettorale che abbia le stesse caratteristiche del porcellum, mirando a conseguire gli stessi scopi: reinserire la vicenda politica nella camicia di forza del bipolarismo attraverso un rafforzamento artificiale dei due principali competitori politici, eliminando i partiti o le forze non coalizzate (tranne i 5 stelle). La ciliegina sulla torta è data dalla ripetizione del meccanismo delle liste bloccate che ricreerebbe di nuovo un Parlamento composto al 100% di nominati, impedendo che il popolo bue possa mettere becco nella composizione dei “suoi” rappresentanti. Insomma l’orizzonte di agibilità politica delle istituzioni rappresentative (che rappresentano il cuore della democrazia costituzionale), appena riaperto dalla sentenza della Corte costituzionale, verrebbe immediatamente chiuso ed il carattere oligarchico del sistema politico italiano definitivamente sigillato. Naturalmente bisognerà attendere una bozza della nuova legge elettorale prima di esprimere un giudizio preciso, perché il diavolo è nei particolari, ma questa “profonda sintonia” fra i due capi politici è un segnale d’allarme che deve essere raccolto. Prima che sia troppo tardi.