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Le preoccupazioni del Papa per il 2014: Siria, bambini, immigrati

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Udienza al corpo diplomatico per gli auguri di inizio anno. Ricorda Lampedusa e augura all’Italia di superare le difficoltà con solidarietà.

Articolo di: Iacopo Scaramuzzi – vaticaninsider.lastampa.it

La sofferenza dei cristiani in Medio Oriente e Africa. La preoccupazione per il massacro di civili, soprattutto bambini, in Siria e la speranza che, dopo la veglia a San Pietro dello scorso settembre, la prossima conferenza di “Ginevra 2″ contribuisca alla pace. L’appello alla politica affinché sostenga, favorisca e consolidi le famiglie lacerate al loro interno e provate dalla difficoltà economica. L'”orrore” per una “cultura dello scarto” che colpisce i più deboli, a partire dagli anziani, dai bambini non nati a causa dell’aborto e dai bambini-soldato, dalle vittime del traffico di esseri umani. E ancora, l’appello alla riconciliazione tra le due Coree, la preoccupazione per la limitazione religiosa in alcuni paesi d’Asia e – senza citare espressamente la Cina – l’apprezzamento per “i segni di apertura che provengono da Paesi  di grande tradizione religiosa e culturale”. Last but not least, il ricordo della sua visita a Lampedusa, terra d’approdo di immigrati disperati, e l’augurio che l’Italia rinnovi “l’impegno di solidarietà verso i più deboli e gli indifesi” e ritrovi “il clima di costruttiva creatività sociale” per superare le attuali difficoltà.

Papa Francesco stamane ha ricevuto, per la seconda volta, gli ambasciatori dei 180 paesi che intrattengono relazioni diplomatiche presso la Santa Sede. L’occasione sono gli auguri per l’anno appena iniziato. Rispetto al primo discorso, dai toni prevalentemente pastorali, pronunciato all’inizio del suo pontificato, lo scorso 22 marzo, Jorge Mario Bergoglio, ora coadiuvato dal nuovo segretario di Stato, monsignor Pietro Parolin, entra nel dettaglio delle questioni geopolitiche che stanno a cuore alla Santa Sede con un affresco di ampio respiro.

“Nel messaggio per la Giornata mondiale della pace, dedicato alla fraternità come fondamento e via per la pace ho notato che ‘la fraternità si comincia ad imparare solitamente in seno alla famiglia'”, ha detto il Pontefice argentino parlando in italiano, citando poi Benedetto XVI (‘Il lessico familiare è un lessico di pace’). “Purtroppo, spesso ciò non accade – ha proseguito Bergoglio – perché aumenta il numero delle famiglie divise e lacerate, non solo per la fragile coscienza del senso di appartenenza che contraddistingue il mondo attuale, ma anche per le condizioni difficili in cui molte di esse sono costrette a vivere, fino al punto di mancare degli stessi mezzi di sussistenza. Si rendono perciò necessarie – ha detto il Papa – politiche appropriate che sostengano, favoriscano e consolidino la famiglia!”.

Volgendo lo sguardo all’anno appena iniziato, Bergoglio è partito dalla Siria, paese al quale, peraltro, oggi in Vaticano è dedicata una riunione a porte chiuse della Pontificia accademia della scienza con la partecipazione, tra gli altri, di Tony Blair, Mohamed ElBaradei e del russo Pyotr Vladimirovic Stegny. “Non cesso di sperare – ha detto il Papa – che abbia finalmente termine il conflitto in Siria”. Dopo aver ricordato la veglia di preghiera per la pace che ha convocato a settembre scorso in piazza San Pietro, poco prima che il presidente Usa Barack Obama desistesse da un attacco militare, il Papa ha proseguito caldeggiando “una rinnovata volontà politica comune per porre fine al conflitto. In tale prospettiva, auspico che la Conferenza Ginevra 2, convocata per il 22 gennaio, segni l’inizio del desiderato cammino di pacificazione. Nello stesso tempo, è imprescindibile il pieno rispetto del diritto umanitario. Non si può accettare – ha sottolineato Bergoglio – che venga colpita la popolazione civile inerme, soprattutto i bambini. Incoraggio, inoltre, tutti a favorire e a garantire, in ogni modo possibile, la necessaria e urgente assistenza di gran parte della popolazione, senza dimenticare l’encomiabile sforzo di quei Paesi, soprattutto il Libano e la Giordania, che con generosità hanno accolto nel proprio territorio i numerosi profughi siriani”.

Lungo, nel discorso del Papa, l’elenco dei problemi che toccano i vari paesi del globo, dalle “difficoltà politiche” in Libano all’Egitto “bisognoso di una ritrovata concordia sociale” all’Iraq “che stenta a giungere all’auspicata pace e stabilità”, a diversi paesi dell’Africa colpiti da guerre e violenze (Nigeria, Repubblica Centroafricana, Mali, Sud Sudan, regione dei Grandi Laghi e Corno d’Africa). Il Papa ha auspicato che israeliani e palestinesi, che incontrerà in Terra Santa a maggio prossimo, sappiano assumere “decisioni coraggiose per trovare una soluzione giusta e duratura ad un conflitto la cui fine si rivela sempre più necessaria e urgente”. Il Papa argentino ha poi rilevato “con soddisfazione” i “significativi progressi” compiuti dall’Iran e dalla comunità internazionale sulla questione nucleare. Quanto all’Asia, Bergoglio ha auspicato la “riconciliazione” tra Corea del Nord e Corea del Sud, ha espresso preoccupazione per i “crescenti atteggiamenti di chiusura” che “tendono a privare i cristiani delle loro libertà” in alcuni paesi mentre – un probabile riferimento alla Cina – ha sottolineato che “la Santa Sede guarda, invece, con viva speranza i segni di apertura che provengono da Paesi di grande tradizione religiosa e culturale, con i quali desidera collaborare all’edificazione del bene comune”. Ovunque, a ogni modo, “la via per risolvere le problematiche aperte deve essere quella diplomatica del dialogo”.

Diverse, poi, le questioni “tematiche” toccate dal Papa argentino. Innanzitutto la preoccupazione per l’esodo dei cristiani dal Medio Oriente e dal Nord Africa. “Essi – ha detto Bergoglio – desiderano continuare a far parte dell’insieme sociale, politico e culturale dei Paesi che hanno contribuito ad edificare, e ambiscono concorrere al bene comune delle società nelle quali vogliono essere pienamente inseriti, quali artefici di pace e di riconciliazione”. In secondo luogo, la “dignità umana” messa in pericolo da quella che Bergoglio chiama la “cultura dello scarto”. In particolare, “desta orrore – ha scandito – il solo pensiero che vi siano bambini che non potranno mai vedere la luce, vittime dell’aborto, o quelli che vengono utilizzati come soldati, violentati o uccisi nei conflitti armati, o fatti oggetti di mercato in quella tremenda forma di schiavitù moderna che è la tratta degli esseri umani, la quale è un delitto contro l’umanità”.

Bergoglio ha poi annoverato come un’altra “ferita alla pace” l’avido sfruttamento delle risorse ambientali. Il Papa si è poi soffermato a lungo sul “dramma delle moltitudini costrette a fuggire dalla carestia o dalle violenze e dai soprusi”. L’occasione per ricordare il proprio viaggio a Lampedusa, l’estate scorsa, e dedicare un auspicio speciale per l’Italia: “Auguro al popolo italiano, al quale guardo con affetto, anche per le comuni radici che ci legano, di rinnovare il proprio encomiabile impegno di solidarietà verso i più deboli e gli indifesi e, con lo sforzo sincero e corale di cittadini e istituzioni, di superare le attuali difficoltà, ritrovando il clima di costruttiva creatività sociale che lo ha lungamente caratterizzato”.

Il Papa ha concluso il suo lungo discorso assicurando ai diplomatici la “disponibilità della Santa Sede, e in particolare della Segreteria di Stato”, a collaborare con i loro paesi “per favorire quei legami di fraternità, che sono riverbero dell’amore di Dio, e fondamento della  concordia e della pace”. Nel corso del 2013 il palazzo apostolico ha allacciato relazioni diplomatiche con il Sud Sudan, ha firmato accordi con Capo Verde, Ungheria e Ciad e ha ratificato quello con la Guinea Equatoriale sottoscritto nel 2012.

Nel corso dell’anno passato, inoltre, la Santa Sede è diventata osservatore Extra-Regionale presso il Sistema de la Integración Centroamericana e osservatore permanente presso la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale. A conclusione dell’udienza, il Papa ha salutato uno per uno gli ambasciatori, che, dopo il Pontefice, hanno stretto la mano al segretario di Stato Pietro Parolin, affiancato dai maggiorenti della segreteria di Stato: il Sostituto, monsignor Angelo Becciu, il Segretario per i rapporti con gli Stati, monsignor Dominique Mamberti, l’Assessore, monsignor Brian Wells e il “vice-ministro degli Esteri”, monsignor Antoine Camilleri. L’udienza era iniziata con il saluto introduttivo di Jean-Claude Michel, ambasciatore del principato di Monaco e decano del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.

da perlapace.it


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