Dopo anni di inerzia per modificare una legge elettorale – tollerata sino alla pronuncia della sua incostituzionalità – non ci si può scandalizzare per l’incontro tra Renzi e Berlusconi. La drammatizzazione delle minoranze è un tentativo di delocalizzare le loro responsabilità. Che poi Berlusconi sia inaffidabile, lo sappiamo tutti, ma è l’unica arma che ha Renzi per contro-ricattare gli inerti.
Sarà allora crisi di governo? Non lo credo. E per varie ragioni. Un’elezione con il proporzionale spaccherebbe il PD o quantomeno favorirebbe la creazione di altri partiti, pronti a raccogliere il malcontento di elettori delusi da un partito indeciso a tutto.
A destra delle “piccole intese”, Alfano e i suoi non possono sprecare una scissione, con il rischio di diventare un cespuglio, magari ombreggiato da nuovi partiti di vecchi banchieri (Passera e Co.). Allora?
Dopo il clamore degli ortodossi per il “cane in chiesa” – B nella sede del PD – le minoranze dentro e fuori il PD dovranno trovare un accordo con Renzi sulla legge elettorale, se vogliono sopravvivere insieme al governo di cui fanno parte. E vedremo se l’istinto di conservazione sarà più forte della pigrizia
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