Ora possiamo tornare a ragionare. Dopo il voto al senato, la clandestinita’ torna a essere un illecito amministrativo, non più’ un reato. Una grande vittoria della civilta’ e dei diritti? Non direi. Siamo solo al minimo sindacale. Ora ci vorrebbe un colpo di reni, ma soprattutto la voglia di affrontare sul serio la questione immigrazione. Non il “problema immigrati” o “l’emergenza sbarchi”. Non un problema di sicurezza, ma un fenomeno sovranazionale che e’ sempre esistito, come ci ricordano I tanti italiani che hanno cercato un futuro lontani da casa. Il Governo e il Parlamento dovrebbero tornare a fare il loro lavoro, senza demagogia, senza pensare ai voti che possono guadagnare o perdere, tenendo sempre davanti agli occhi I volti dei morti e dei superstiti di Lampedusa, ricordando I dati sugli imprenditori stranieri che lavorano nel nostro paese, osservando I bambini e I ragazzi che siedono nei banchi delle nostre scuole, avendo presente I dati sulla natalita’, ascoltando I giovani delle seconde generazioni, con la coscienza di cio’ che avviene nei paesi di provenienza, della loro storia, delle nostre responsabilita’.
La vergogna del reato di clandestinita’ si puo’ superare, non cancellare. I danni restano, come restano le ferite inferte.
A quando il resto? A quando una legge degna di un paese civile?