Informazione, consapevolezza e memoria rendono le nostre azioni politiche.
Cioè orientate dalla distinzione tra ciò che è bene o male nella comunità dove viviamo, per migliorarla.
La violenza cieca è un herpes sociale, un virus residente e latente, pronto ad emergere e distruggere, non appena si abbassano gli anticorpi democratici dell’informazione, della consapevolezza e della memoria.
La “Giornata della memoria” delle atrocità commesse per sterminare gli Ebrei, serve a tenere vivi questi anticorpi, sapendo che la violenza ha bersagli intercambiabili. Ieri erano gli Ebrei, oggi sono gli extracomunitari, domani cambieranno ancora.
Quello che non cambierà è l’attitudine superstiziosa di attribuire ai più deboli le colpe dei problemi che non si riesce a risolvere, facendo credere che eliminando i “colpevoli”, si eliminano i problemi.
Fare memoria del male è un doloroso gesto di umiltà collettiva, per riconoscerci tutti esposti alla contagio della violenza. Se il nazismo si è propagato in una delle nazioni più sviluppate dell’epoca, significa che nessuno è indenne dall’abbrutimento.
Tutti siamo portatori sani di razzismo, intolleranza e violenza.
La cura è informazione, consapevolezza e memoria.
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