Gran Bretagna sempre più dura con gli immigrati: niente sussidi ai disoccupati

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L’ultima stretta messa in cantiere dal governo Cameron riguarda gli aiuti per la casa. Anche i laburisti favorevoli a ridurre l’indennità di disoccupazione per gli stranieri da poco residenti. Ma un sondaggio rivela le false percezioni degli inglesi

BRUXELLES – Niente sussidi per la casa né possibilità di usufruire di progetti di edilizia sociale per i migranti disoccupati nel Regno Unito, anche se vengono da un paese UE. E l’ultima di una serie di misure messe in cantiere dal governo britannico di David Cameron per scoraggiare la mobilità dei lavoratori europei e per fermare quella che, secondo la coalizione conservator-liberale al potere oltremanica, potrebbe essere un’ondata di bulgari e rumeni pronti a invadere l’Inghilterra.

Sul tabloid Daily Mail, il ministro dell’Interno di Sua Maestà Theresa May e il ministro per il Lavoro e le Pensioni Iain Dunkan Smith hanno annunciato che il provvedimento entrerà in vigore da aprile, e impedirà che vi siano abusi, da parte degli stranieri, del sistema di protezione sociale britannico.
I due ministri hanno sottolineato poi come i sudditi della regina si sentano “traditi” dal sistema lassista in vigore attualmente nel Regno Unito. Dall’altra parte il Financial Times ha raccolto le preoccupazioni di diversi stati membri, alleati del governo inglese su diversi dossier politici, che l’approccio draconiano di Cameron rischi di danneggiare il progetto europeo, con le sue posizioni contrarie a qualsiasi tipo di immigrazione e le misure che sta attuando per limitare la mobilità dei lavoratori all’interno dell’UE.

Dal canto loro, nemmeno i laburisti inglesi restano a guardare, anzi nonostante l’etichetta di centro-sinistra salgono sul vagone della retorica anti migranti: Rachel Reeves, ministro ombra per il Lavoro e le Pensioni, ha annunciato che i labour sono in favore di test per valutare le capacità dei lavoratori che richiederanno di godere di sussidi sociali da parte del governo britannico. E sui media inglesi, Reeves dichiara di star pensando anche ad aumentare di venti sterline a settimana (circa cento euro al mese) il sussidio di disoccupazione per chi ha pagato i contributi previdenziali negli ultimi cinque anni. Come fa notare il Guardian, una discriminazione che andrà a svantaggio principalmente dei nuovi arrivati in Gran Bretagna, i quali cinque anni prima non erano nemmeno nel paese, figuriamoci se potevano pagare la previdenza sociale.

Un sondaggio pubblicato dal settimanale Sunday Mirror, dimostra come la percezione del problema è basata su falsi miti e completamente fuorviante da parte degli inglesi: la maggior parte degli intervistati, infatti, ha dichiarato che dei 2,2 milioni di immigrati attualmente presenti nel Regno Unito, quattrocentomila godrebbero del sussidio di disoccupazione, mentre in realtà a beneficiarne sono solo in sessantamila.

Da parte dell’UE, sono state molteplici le espressioni di preoccupazione nei confronti di questa nuova deriva politica del governo Cameron: la commissaria per i diritti fondamentali, Viviane Reding ha sottolineato che – sebbene i sistemi di welfare di alcuni stati possano a volte essere sin troppo generosi – il diritto dei lavoratori alla mobilità all’interno dell’Unione Europea resta una delle spinte maggiori che possono stimolare la ripresa economica.
E il parlamento Europeo, riunito la scorsa settimana a Strasburgo, ha sottolineato come qualsiasi tentativo di porre limiti a questa mobilità o di discriminare i lavoratori immigrati da un altro paese UE rappresenti una violazione dei diritti fondamentali dei cittadini UE. (mmo)

Da redattoresociale.it


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