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Francese, il cronista che scelse la strada

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Uno spazio verde recuperato dal Comune di Palermo è stato intitolato, in viale Campania, a Mario Francese, il cronista de “Il Giornale di Sicilia” ucciso 35 anni fa dai boss corleonesi. A Siracusa, inoltre, nascerà un “giardino” da dedicare alla memoria del giornalista. Nel giorno in cui si fa memoria si guarda anche all’impegno contro la cultutra mafiosa messo in campo oggi. Il tradizionale premio, dedicato alla memoria del giornalista,  viene stato assegnato quest’anno al regista palermitano, Pierfrancesco Diliberto, in arte “Pif” autore de “La mafia uccide solo d’estate”. ”Ognuno di noi può fare qualcosa contro la mafia. Se vi dovessero rubare il motorino, ad esempio, non pagate per riaverlo, non permettete al boss del quartiere di essere padrone della vostra vita”. E’ il messaggio che Diliberto ha lanciato ad oltre 300 studenti arrivati all’Uci Cinemas di Palermo per assistere al suo film, durante l’iniziativa che ha aperto la giornata in memoria di Francese. “Spesso tendiamo a mitizzare giudici e poliziotti – ha aggiunto Pif – ma erano persone assolutamente normali e purtroppo senza superpoteri per combattere la mafia; questo ci fa capire quanto fossero straordinari e come ciascuno di noi possa essere Falcone o Borsellino, se vuole”.

“Questo premio è un riconoscimento alla dignità umana e professionale di mio padre, che ha sempre scelto la strada, mai i salotti – ha detto Giulio Francese, giornalista e figlio di Mario – come dimostra il racconto del massacro della Vucciria che i palermitani borghesi di allora preferivano tenere invece a debita distanza, mentre in tanti, ancora oggi, ricordano la sua capacità di farsi carico di un’umanità dolente”.  È intitolato invece a Giuseppe Francese, figlio di Mario e che fu segnato per sempre dall’omicidio del padre, l’altro premio consegnato a Ester Castano, giornalista che ha scritto delle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel Comune lombardo di Sedriano.

“Con il suo lavoro di documentazione minuziosa e non indolore, Giuseppe ha cambiato il corso delle cose – ha aggiunto Giulio Francese – Un patrimonio di articoli e documenti ora on line sul nuovo sito www.marioegiuseppefrancese.ite che vogliamo sia un regalo per tanti palermitani. Questo premio lo consideriamo un riconoscimento al lavoro fatto da tanti giovani giornalisti precari e un invito a non rassegnarsi”. Altri riconoscimenti sono stati assegnati ai cronisti Delia Parrinello e Franco Viviano e ad Antonio Condorelli, giornalista impegnato sul fronte della cronaca nera e giudiziaria a Catania. Un riconoscimento anche a Valerio Cataldi, del Tg2, curatore del video  antiscabbia nel Centro di accoglienza di Lampedusa, realizzato da uno dei migranti detenuti nel centro. Fra i premiati anche il regista Ruggero Gabbai, autore di lavori sul valore della memoria nell’Olocausto e nella lotta a Cosa nostra (“Il viaggio più lungo” e “Io ricordo”), e due coraggiosi sindaci donna, Giusi Nicolini, di Lampedusa, e Lea Savona, di Corleone.

Il giornalista Mario Francese/La storia. E’ una Sicilia anni ’70 a fare da sfondo alla vita e alla morte del giornalista del “Giornale di Sicilia”, Mario Francese. Quelli erano gli anni bui della presa del potere corleonese su Palermo. I “viddani”, come erano definiti, avevano progettato l’assalto alla  vecchia guardia mafiosa dell’Isola. Attentati, omicidi, ma anche tanti affari che incrementavano il potere e il “peso” dentro l’organizzazione. Francese faceva il giornalista a pochi passi dai mafiosi. Con il suo lavoro di inchiesta, articolo dopo articolo, raccontano i pentiti, stava mettendo in crisi il sistema di connivenze e silenzio necessario affinchè gli affari dei boss di Cosa nostra andassero in porto. Dalle pagine del Giornale di Sicilia con le sue inchieste, le cronache, gli approfondimenti, stava raccontando in presa diretta  la rete di potere corleonese che si apprestava  a realizzare la scalata al vertice di Cosa nostra. Non solo omicidi e violenza ma anche “patti” con la politica e appalti pubblici. Su tutte l’inchiesta sulla costruzione della diga Garcia, su cui Cosa nostra aveva fortissimi interessi economici in ballo. «Francese –  spiega il collaboratore di giustizia, Gaspare Mutolo in un verbale inserito nella sentenza d’Appello –  aveva scritto molti articoli sulla diga. Mi ricordo in particolare che furono uccisi due camionisti e lui scrisse un articolo riconducendo questi omicidi ai lavori della diga. Oltre al Riina si interessavano i lavori anche i mafiosi del trapanese, prima naturalmente che Riina prendesse il sopravvento anche in quel territorio». Un altro collaboratore di giustizia, Francesco De Carlo, boss molto vicino a Riina e Provenzano, aggiunse: «Ho sentito dire che quel giornalista scriveva troppi articoli attaccando i Corleonesi, e cioè i componenti della famiglia mafiosa di Corleone, in particolare scriveva di Liggio e di Riina, e ciò faceva andando troppo in profondità, “scavando” per capire meglio i fatti di cronaca».  Per questo lavoro giornalistico la sera del 26 gennaio del 1979 Cosa nostra decide di mettere fine alla vita del cronista scomodo con quattro colpi di pistola che uccidevano Mario Francese, un giornalista che aveva scelto – come ricordato oggi dal figlio, di raccontare in presa diretta la società siciliana e l’avanzata del sistema di potere corleonese dentro il tessuto socio-economico dell’Isola.

[E’ possibile consultare gli articoli di Mario Francese sul nuovo portalewww.marioegiuseppefrancese.it]

* da Libera Informazione


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