Senza preavviso, in poche ore, in orario d’ufficio, quando la gente lavora. Così è stata lanciata la votazione sull’abolizione del reato di clandestinità da Grillo e Casaleggio, con la chiara intenzione di evitare anche questa volta la fatidica conta tra militanti di sinistra e di destra presenti nelle file grilline.
Obiettivo quasi raggiunto sulla partecipazione – scarsa – ma non sulla votazione, che sovverte la posizione anti-migranti di Grillo, esposta in ottobre per smentire una proposta depenalizzante di due deputati del M5S, con la motivazione che se fosse stata inserita nel programma, disse Grillo, “ci avrebbe fatto prendere voti con percentuali da prefisso telefonico”.
Ora,dei circa 25.000 votanti (su 80.000 aventi diritto) quasi due su tre vogliono l’abolizione del reato di clandestinità, svelandosi con un ascendente di sinistra e nettamente dominanti sull’altra quota di destra.
Così è successo quello che non doveva succedere, quello che che il guru e il megafono del M5S avevano insistentemente tenuto nascosto sotto una coltre di vaffa.
L’evento ha scatenato uno scatto d’orgoglio nei parlamentari M5S ormai insofferenti all’etero-guida dei capi. E sempre più attratti dalla possibilità di azione collegata all’autonomia riconosciuta dalla Costituzione. Ora qualcuno già rilancia: perché non votare in rete anche sulle alleanze politiche, per uscire dall’autismo della purezza e buttarsi nella mischia dei cambiamenti?
L’ipotesi prende forza. Ma sembra che Grillo e Casaleggio già pensino ad una votazione alle 3 di notte per non più di 15 minuti e senza preavviso.
E’ la rete, bellezza.
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