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Diritto di cronaca: Casson, “Chi fa politica, deve accettare di rinunciare a una parte della riservatezza”. Conflitto di interessi: “poco probabile una legge con questo governo”

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Si torna, finalmente, a discutere di diffamazione e conflitto di interessi e Articolo 21 non si lascia sfuggire l’occasione per discuterne con il senatore Pd Felice Casson, amico di vecchia data della nostra associazione e da sempre attento ai temi dell’informazione, della legalità e dei diritti.  Partiamo, naturalmente, dalla legge sulla diffamazione, tornata d’attualità in questi giorni a causa del divampare del caso De Girolamo, e chiediamo a Casson cosa ne pensi: “La questione fondamentale è l’equilibrio fra il diritto, la dignità della persona e la libertà di stampa. In poche parole, non bisogna né offendere gratuitamente i diretti interessati né, tanto meno, mettere a repentaglio l’autonomia e la libertà dei giornalisti”. E puntualizza: “A mio modo di vedere, è certamente un legittimo esercizio del diritto di cronaca. Chi fa politica, deve accettare di rinunciare a una parte della riservatezza che avrebbe avuto se fosse stato un privato cittadino. Ci sono ormai diverse sentenze della Corte europea di Strasburgo per le quali, quando si tratta di fatti di rilievo pubblico, essendo il giornalismo il “cane da guardia della democrazia”, è corretto che i giornalisti possano scrivere sui politici anche di più rispetto alle persone normali”.

In conclusione, proviamo ad incalzare il senatore su un tema del conflitto d’interessi, ossia su una delle ragioni costitutive della nostra associazione. Ci illudiamo, o meglio facciamo finta di illuderci, che con questa nuova maggioranza, non essendo più Berlusconi a dare le carte, oltre alla salvaguardia dei giornalisti e al rispetto della loro autonomia, si possa porre sul tavolo anche la questione delle questioni: l’argomento che il centrosinistra non affrontò colpevolmente a suo tempo, non comprendendone l’importanza e, soprattutto, l’impatto sociale. Tuttavia, sul punto, Casson passa dalla cautela a una sorta di disillusione: “L’impegno me lo sono già preso, ma temo che per quanto riguarda il conflitto d’interessi questo governo non sia in grado di garantire nulla perché ha all’interno anime fortemente contrapposte che non possono andare d’accordo. Basti vedere che cosa è successo alcuni giorni fa in materia di immigrazione. Su libertà, giustizia e diritti la spaccatura nella maggioranza è netta”.
In fondo lo sapevamo, ma abbiamo ritenuto che fosse ugualmente opportuno far presente, ancora una volta, l’insostenibilità di un’anomalia che ha condannato l’Italia a dieci di immobilismo. E gli errori si pagano, spesso a caro prezzo. Come quello di non aver compreso, a suo tempo, la portata storica del conflitto d’interessi e l’assoluta necessità di consentire ai giornalisti di svolgere liberamente il proprio mestiere.


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