Sono passati più di 12 anni dalla notte del 21 Luglio 2001, la notte dell’irruzione di oltre 300 poliziotti nella scuola Diaz a Genova dove vennero picchiate efferatamente più di 90 persone, molte riportarono gravi ferite, una ragazza venne ridotta in coma. Le vittime di questo inammissibile abuso non avevano opposto alcun atto di resistenza verso gli agenti delle forze dell’ordine, nonostante questo molte furono fermate e trasferite alla Caserma di Bolzaneto dove subirono altri feroci maltrattamenti. Fu quella una notte di violenza smisurata e ingiustificabile che il vice questore aggiunto del primo reparto mobile di Roma Michelangelo Fournier definì “macelleria messicana”.
Undici uomini appartenenti alle forze dell’ordine sono stati arrestati fra metà dicembre e il Capodanno appena trascorso per i fatti accaduti quella notte, fra loro tre superpoliziotti: Spartaco Mortola (allora dirigente della Digos a Genova), Giovanni Luperi (ex capo analista dei servizi segreti ora in pensione) e Francesco Grattieri (ex numero 3 della Polizia di Stato) a loro è stata rifiutata la richiesta di essere inviati ai servizi sociali.
“Nei lunghi anni del processo, mentre i magistrati li inquisivano, le loro carriere progredivano vertiginosamente di promozione in promozione con il beneplacito del governo di turno e con il silenzio del Parlamento; nessuno nella polizia, come nel governo, ha mai sentito la necessità, nemmeno dopo le condanne di primo e secondo grado, di rimuoverli dai loro incarichi.” Queste le parole di Vittorio Agnoletto (già portavoce del Genova Social Forum del luglio 2001) che aggiunge: “Anche per queste ragioni la decisione dei magistrati è di estrema importanza ed è stata possibile proprio per l’indipendenza dal potere politico che l’attuale Costituzione garantisce alla magistratura. Certo, agli arresti domiciliari resteranno per pochi mesi, gran parte della pena è stata cancellata dal provvidenziale indulto del 2006 ed altri mesi verranno cancellati dalla buona condotta, ma le decisione dell’ultimo dell’anno prova, tra mille difficoltà, a ribadire un principio fondamentale: non ci sono zone franche, non ci sono impunità garantite dalla divisa che si indossa. Le vittime della violenza perpetrata dagli uomini in divisa la notte della Diaz stanno ancora aspettando da dodici anni una parola di scuse dalle nostre istituzioni; che finora non c’è stata.”
In Italia è ancora in discussione al Senato un disegno di legge sull’introduzione del delitto di tortura nel codice penale, disegno che allo stato attuale, come spiega Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia, non garantisce ancora giustizia alle vittime di abusi da parte delle forze dell’ordine.
I fatti di Genova sono una ferita ancora aperta per la nostra nazione, la notte della Diaz vide il trionfo della parte marcia delle forze dell’ordine, che con il beneplacito di alcuni appartenenti alle alte dirigenze dello Stato, si fece beffa dei diritti umani dei fermati che vennero sottoposti a torture, vessazioni fisiche e psicologiche, minacce a sfondo sessuale in un clima di inconcepibile esaltazione dove i poliziotti inneggiavano alle ideologie dittatoriali di matrice fascista, nazista e razzista.