La giornalista Teodora Poeta, corrispondente del quotidiano “Il Messaggero” a Teramo, è stata condannata l’8 gennaio 2014 in primo grado dal Tribunale di Roma al pagamento di una pena pecuniaria di 300 euro (e con lei l’ex direttore del Messaggero Roberto Napoletano che dovrà pagare una somma di 200 euro) per il reato di diffamazione nei confronti di una persona di cui non si conoscono le generalità, tra l’altro deceduta, con risarcimento del danno da determinare in altra sede.
Si tratta di un articolo pubblicato il 16 maggio 2010 in cui venivano ricostruite le circostanze del suicidio di un uomo che, giorni prima, era stato iscritto nel registro degli indagati per violenza sessuale sulla nipote minorenne. I fatti oggetto della contestazione riguardano dettagli della vicenda volutamente alterati dalla giornalista – che non ha nemmeno citato il paese in cui si è svolta – per evitare che la vittima dell’abuso fosse identificata, proprio perchè minorenne. Lo stesso pm, peraltro,aveva chiesto l’assoluzione dell’imputata.
La sentenza del Tribunale di Roma rappresenta una grave lesione della libertà di informazione e del diritto di cronaca, correttamente esercitato secondo principi di ogni carta deontologica, oltre che della legge. Saranno sicuramente le motivazioni della sentenza – attese fra sessanta giorni – a fare chiarezza sulle intenzioni del giudice. Di certo c’è che allo stato dei fatti resta un precedente pericoloso in quanto in grado di influenzare pesantemente l’attività quotidiana dei cronisti, incidendo in particolar modo sul lavoro dei più deboli e meno tutelati, sia contrattualmente che economicamente.
* componente del direttivo del Sindacato giornalisti abruzzesi