Al Tribunale di Milano nove operai romeni, che hanno lavorato nel 2011 e 2012 anche per i concerti di Madonna, Lady Gaga, Shakira, Bruce Springteen e Vasco Rossi, hanno presentato un ricorso contro la cooperativa Company service international che allestiva i palchi
MILANO – I riflettori dei grandi concerti illuminano solo il palco. Dietro le quinte, nell’ombra, si muove un esercito di persone, spesso malpagate. Al Tribunale di Milano nove operai romeni, che hanno lavorato nel 2011 e 2012 anche per i concerti di Madonna, Lady Gaga, Shakira, Bruce Springteen e Vasco Rossi, hanno presentato un ricorso contro la cooperativa Company service international (Csi), che aveva avuto in appalto dalla Live Nation Italia la commessa di allestire i palchi. Un lavoro svolto anche di notte, con ritmi frenetici, pagato circa 4 euro all’ora contro i 7,5 previsti dal contratto, raccontano gli operai nelle memorie consegnate al Tribunale. Un contratto che due dei nove operai sostengono di non aver mai visto, tanto che pensavano di lavorare in nero. All’Ufficio provinciale del lavoro di Milano risultavano però dipendenti-soci della Csi, anche se loro non lo sapevano. “Abbiamo raccolto una casistica molto variegata: c’era chi risultava essere part-time – aggiunge Angelo Musicco, il legale che li rappresenta -. Altri a tempo determinato. Di fatto dovevano restare a disposizione della cooperativa che li chiamava quando ne aveva bisogno. C’è chi non ha mai visto una busta paga, e tutti venivano pagati di volta in volta in contanti”.
Al Tribunale di Milano i nove operai chiedono che Csi e Live Nation Italia siano condannate a pagare la parte di stipendio che spettava loro e che non hanno mai ricevuto. Uno degli operai, per esempio, in un anno e mezzo ha ricevuto circa 6.800 euro, ma, secondo i calcoli del consulente dell’avvocato Musicco, gliene spetterebbero altri 24.900. Nelle testimonianze consegnate al Tribunale di Milano, uno dei romeni racconta anche un episodio dal quale si può capire quale clima si respirasse nei cantieri: durante l’allestimento di una struttura al teatro San Babila, ai primi di gennaio del 2013, gli operai sono stati costretti a spostare a braccia casse di materiale di 50-60 chili, senza l’aiuto di carrelli o muletti. Una faticaccia imposta anche a uno degli operai più anziani, malato di cuore. Ha tentato di rifiutarsi, ma gli è stato detto da uno dei dirigenti della Csi: “Se non vuoi fare questo lavoro sei licenziato: vai a casa, quella è la porta”. Il mattino del 7 gennaio, dopo una notte di lavoro, è stato colpito da infarto. (dp)