Di Elisabetta Rubini
Gli ultimi vergognosi episodi di xenofobia di esponenti della Lega – l’assessore regionale Bordonali e il consigliere comunale di Brescia Rolfi – e la pubblicazione sulla Padania degli appuntamenti del ministro Kyenge, additata come “inadatta al ruolo che ricopre” confermano, se mai necessario, che la Lega si pone al di fuori dei principi e dei valori promossi dalla nostra Costituzione. Nonostante i risibili tentativi di sminuire l’accaduto, è evidente che il ministro Kyenge viene contestata in quanto affine, per la sua origine e per i dichiarati obiettivi politici, a quegli immigrati cui gli invasati leghisti pretendono di addebitare i mali del paese. “Frontiere aperte, aziende chiuse” era scritto sullo striscione portato da un manipolo di aderenti a Fratelli d’Italia, capitanati da un altro assessore regionale, Viviana Beccalossi, di cui molto giustamente il PD lombardo ha chiesto le immediate dimissioni, in quanto – lei certamente sì – inadatta al ruolo che così malamente ricopre. Ed anzi, nel suo scagliarsi aprioristico contro il ministro in occasione di un convegno indetto dal Comune di Brescia, cui ha rifiutato di presenziare, Beccalossi ha dimostrato non solo totale mancanza di consapevolezza del suo ruolo istituzionale ma altresì pari inconsapevolezza dei valori che presiedono a quelle istituzioni che dovrebbe rappresentare.
La volontà, espressa dal governo e dal centro-sinistra, di emendare l’indecente legislazione in tema di immigrazione finora in vigore – che oltre ad essere ingiusta e contraria ai principi europei in tema di accoglienza dei migranti si è dimostrata del tutto inefficace – stanno scatenando gli umori razzisti di alcuni ceti, fomentati da politici irresponsabili e incivili.
Questi episodi non vanno sottovalutati e non devono passare senza adeguata risposta: uno dei fronti più dolenti del malessere di cui soffre l’Italia è proprio quello del confronto con i migranti, nel quadro del più ampio problema della tutela dei diritti umani. Gli eventi degli scorsi mesi hanno messo in luce come sia le regole che le strutture preposte a gestire l’immigrazione nel nostro paese siano del tutto inadeguate: ma una parte del paese, per ignavia, convenienza o malafede, vuole che restino tali e una parte della politica intende evidentemente soffiare sul fuoco di quegli asti.
A questi politici vogliamo ricordare che i valori costituzionali – il rispetto della persona umana, l’illiceità delle discriminazioni basate su razza e religione – non sono elastici, bensì rappresentano dei paletti invalicabili dell’azione politica; e che a presidio del rifiuto del nostro sistema repubblicano contro fascismo e razzismo stanno anche norme penali che, alla bisogna, invocheremo senza remore.