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Che fare? Il caffè del 22 gennaio

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“Cuperlo lascia, si spacca il Pd”, Repubblica.  “Rottura nel Pd, Cuperlo lascia”, Corriere della Sera.  Insomma i giornali si chiedono solo se una rottura già avvenuta abbia portato alle dimissioni di Cuperlo o se sia stato Cuperlo, accusando Renzi  di “comandare” e non dirigere, a provocare la rottura.

Io però ( e temo tanti con me)  non capisco. Rottura per fare cosa? Non sono per l’unità a tutti i costi, ma in politica si può rompere solo se si ha un progetto alternativo. Vediamo allora quali rimproveri che si muovono al segretario. 1) Ha parlato di “profonda sintonia” dopo l’incontro con il pregiudicato ed ex senatore decaduto Silvio Berlusconi.  2) Mostra di non considerare Alfano l’interlocutore principale del Pd né il governo Letta come il fine della politica nella prossima fase. 3) È stato brutale (i francesi direbbero “mal poli”) dando del nominato al leader di una delle minoranze, Gianni Cuperlo.

Osservo: a) Non avrei mai usato “profonda sintonia”, ma capisco Renzi, credo che l’abbia fatto per mandare un segnale ai media e piegare il potere di veto del Nuovo Centro Destra e delle due Scelte Civiche. “Se non vi adeguate, la legge elettorale la farò con Forza Italia”, ecco il messaggio. b) Se Renzi concedesse ad Alfano la golden share del governo, addio unioni civili, abrogazione della Bossi Fini, addio intransigenza sulla questione morale. D’altra parte “la spinta propulsiva” di Letta si è infranta nel pasticcio delle tasse sulla casa. Davvero qualcuno nel Pd pensa di poter rivendicare con orgoglio il cursus honorum del consolato Letta- Alfano? c) Renzi è stato brutale con Cuperlo. Lo ripeto non avrebbe dovuto. Tuttavia gli tocca fare i conti con gruppi parlamentari in cui una minoranza (che ha preso il 18 per cento alle primarie) è maggioranza assoluta. Ha, dunque, voluto avvertire tanti deputati e senatori che la sua non è una proposta di legge elettorale, ma una road map, una corda per tirare fuori il Pd dalle secche di una politica  sconfessata dal voto popolare.

Naturalmente si possono non condividere le mie osservazioni. Ma il punto resta: cosa facciamo? Mandiamo al diavolo la road map di Renzi e cerchiamo un patto di governo “organico” con Lupi, Mauro, Di Girolamo, Cancellieri? Domanda retorica: non si può. Allora facciamo saltare il banco (ammesso che ne siamo capaci) per votare in primavera con la legge approntata dalla Consulta: proporzionale e voto di preferenza? Secondo me non sarebbe poi un disastro, perché il sistema politico si ridefinirebbe comunque e alcune rendite di posizione sarebbero comunque spazzate via. Tuttavia è chiaro che dopo un voto proporzionale si dovrebbe contrattare a lungo prima di poter formare un governo: per qualche tempo il Pd dovrebbe rinunciare ai suoi miti fondanti, bipolarismo e  governabilità. Questo è lo stato presente delle cose.

Perciò non capisco questo parlare (o lasciar parlare, perché già si accusano “i giornali”) di rottura. Non porta a niente. Civati, onore al merito, non lo fa né lo fa Sandra Zampa.  Dice Civati: “Renzi ha fatto bene a utilizzare la spinta del successo alle primarie per imprimere un’accelerazione…. non possiamo certo fermare la riforma del sistema di voto. Spero che, con un dibattito alla luce del sole, in Parlamento sia possibile fare modifiche.” D’altra parte Sandra Zampa spiega che quella accelerazione impressa da Renzi va ben oltre il merito di una (brutta) legge elettorale: “Qui siamo di fronte a una grande spallata al sistema. Per la prima volta possiamo passare da una marea di parole a vuoto a qualche fatto concreto. Il segretario di questo sta dando dimostrazione. Noi siamo troppo abituati a discutere, discutere, discutere.”

Allora che si fa, Pippo? Visto anche che l’altra minoranza annaspa nelle contraddizione tra quel che ha fatto e quel che ora vorrebbe? La proposta con cui abbiamo dato battaglia (uso il sociativus perché ho appoggiato la mozione Civati) era di fare la riforma elettorale, meglio un sistema uninominale a doppio turno (proposta Pertici, presentata in Senato) e andare al voto già in primavera. Ora però mi sembra difficile convincere Renzi a far marcia indietro, a sconfessare la “sintonia” con Berlusconi (che vuole premio di maggioranza e liste bloccate). Dovremmo, allora, allearci con i malpancisti ex DS e far saltare l’accordo, ma poi con chi fare la legge?  Con Grillo, che cambia posizione ogni 5 minuti? Francamente mi pare difficile. Inoltre ci vorrebbe il coraggio di dire: subito al voto. Anche se a me pare che il milione e 800mila di italiani che hanno votato Renzi ci abbiano chiesto piuttosto: “fate qualcosa, per favore, subito, prima di andare al voto”. Non sono convinto. Abbiamo fatto una gran bella battaglia, è vero, ma non possiamo ripetere “abbiamo fatto una gran bella battaglia”. La politica si fa hic et nunc.

Si può certo migliorare “l’italicum” (ammesso che così lo si voglia chiamare). C’è spazio per introdurre la preferenza. Renzi a porta a porta ha lasciato intendere di non essere contrario. Si pptrebbe forse persino (ammesso che i partitini concordino) alzare la soglia per il premio di maggioranza, portandola dal 35 al 40 per cento, in modo da rendere inevitabile il doppio turno. Ma oltre la legge, bisognerebbe mettere a punto un progetto politico. Ne scrivo tutti i giorni : lavoro, diritti, lotta alla corruzione.

Da corradinomineo.it


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